(da qui, 24 gennaio 2011)
La Corte d'Assise ha emesso il verdetto dopo otto ore di camera di consiglio. Il broker Giovanni Antonio Rasero, 29 anni, è stato ritenuto colpevole dell'omicidio di Alessandro Mathas, il figlio della compagna Katerina, massacrato a otto mesi la notte del 15 marzo scorso in un monolocale a Nervi durante un coca party. "E' ingiusto. Io non ho ucciso quel bambino".
La corte ha inviato gli atti alla Procura perché ritiene la compagna del broker, presente quella sera nel monolocale, responsabile in concorso della morte del figlio. Alla lettura del verdetto, la madre di Giovanni Antonio Rasero è svenuta. Poi si è ripresa e ha puntato l'indice contro la compagna del figlio: "Ha fatto tutto lei, è lei l'unica colpevole. Mercoledì andrò a trovare mio figlio in carcere", ha detto Pierina Cossu. "L'unica cosa che gli dirò è che sono disperata".
I giudici della corte d'Assise (presidente Massimo Cusatti, a latere Clara Guerello, e sei giudici popolari) hanno pronunciato la sentenza intorno alle 19, dopo una lunga camera di consiglio iniziata poco dopo le 11.
Rasero ha sempre negato di aver ucciso il bambino. I suoi avvocati, Romano Raimondo e Andrea Vernazza, hanno sostenuto che si è trattato di un processo indiziario in cui mancava la prova della colpevolezza dell'imputato.
Il pubblico ministero Marco Airoldi si è detto invece convinto che sia stato senza dubbio Rasero ad uccidere il bimbo. Per questo aveva chiesto che il broker fosse condannato all'ergastolo.
Secondo Airoldi il bimbo fu ucciso nell'ora e mezza di quella tragica notte in cui Katerina Mathas si allontanò dal monolocale per comprare altra droga lasciando il figlio al compagno. L'uomo, in preda ad una crisi indotta dall'astinenza da cocaina, avrebbe aggredito il bambino infastidito dal suo pianto. Accortosi di averlo ucciso, lo avrebbe seviziato, procurandogli delle bruciature di sigaretta e mordendogli un piede. Poi andò a dormire.
Rientrata, la madre si sarebbe occupata solo di sniffare cocaina senza controllare il figlio sdraiato sul divano laddove l'aveva lasciato novanta minuti prima. Solo la mattina successiva, al risveglio, si accorse della morte del figlio e pretese di andare all'ospedale dove fu dichiarato il decesso, avvenuto ore prima, nel cuore della notte. Ricostruzione che però non ha convinto i giudici della Corte d'Assisse che, rinviando gli atti alla Procura, hanno di fatto riaperto l'inchiesta sulla madre del piccolo, finora ritenuta responsabile solo di abbandono di minore.
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