giovedì 3 marzo 2011

Milano: infermiere abusava di pazienti in rianimazione

(da qui)

MILANO - Rinviato a giudizio un infermiere accusato di aver molestato tre pazienti mentre erano ricoverate nel reparto di rianimazione dell'ospedale San Raffaele tra l'11 dicembre 2005 e il 31 gennaio 2006. Il processo è stato disposto dal giudice per l'udienza preliminare Nicola Clivio, davanti al quale le presunte vittime hanno citato il San Raffaele come responsabile civile. Nel procedimento erano inizialmente coinvolti due infermieri con l'accusa di violenza sessuale aggravata dall'aver approfittato dello stato di semi incoscienza delle pazienti, una delle quali è ipovedente. Nel novembre 2009 il pubblico ministero Laura Amato aveva chiesto l'archiviazione per entrambi, ma il gip Micaela Curami aveva ordinato l'imputazione coatta per uno dei due. Il dibattimento comincerà il 27 aprile davanti ai giudici della nona sezione penale.

L'inchiesta era stata avviata nei primi mesi del 2006, dopo la denuncia di una delle tre pazienti, una sudamericana e due italiane tra i 40 e i 50 anni. In base a quanto ricostruito, sarebbero state tutte molestate mentre si trovavano in terapia intensiva in seguito a degli incidenti stradali. Secondo quanto denunciato, un infermiere le avrebbe palpeggiate, mentre si trovavano immobilizzate a letto per le fratture riportate e in stato di semi incoscienza per le terapie farmacologiche a cui erano state sottoposte. In particolare, una di loro ha riferito di essere stata molestata nel dicembre 2005, nei due giorni trascorsi in terapia intensiva con il bacino fratturato, da un infermiere che prima l'ha toccata con la scusa di cambiarla e poi si è masturbato. La donna ha detto agli investigatori che l'uomo ha minacciato di chiuderle l'ossigeno se non avesse collaborato e che se invece si fosse rilassata, poi le avrebbe dato uno yogurt e del succo di frutta. Un'altra delle presunte vittime ha raccontato invece che l'aggressore avrebbe sollevato le lenzuola del suo letto e che l'avrebbe molestata mentre veniva lavata.

Il fatto che le tre donne, al momento degli stupri, fossero sedate, secondo il difensore ha reso controverso il riconoscimento del suo assistito, un uomo sposato di 34 anni che si è sempre dichiarato «totalmente estraneo ai fatti» e che oggi non lavora più al San Raffaele. Se le presunte vittime si sono mostrate certe sulla sua identità - una sostiene di averne letto il nome sulla targhetta del camice e la donna ipovedente ne ha riconosciuto la voce - si sono tuttavia mostrate imprecise in alcuni dettagli, per esempio sul colore del camice indossato dall'aggressore, differente da quello in uso in ospedale.

L'udienza preliminare a carico del 34enne è durata in ogni caso più di un anno, di rinvio in rinvio perché le parti offese stavano trattando un eventuale risarcimento con l'ospedale. Il difensore dell'imputato, l'avvocato Eleonora Ferrillo, si è detta «molto amareggiata» per l'esito dell'udienza preliminare, ma «convinta di ottenere l'assoluzione a dibattimento». «Non abbiamo scelto l'abbreviato perché il mio assistito è innocente - ha detto -. Il pm ne aveva chiesto l'archiviazione con un provvedimento molto articolato e non mi spiego come il gip ne abbia potuto disporre l'imputazione coattiva. Oggi io non ci contavo, perché dopo un'imputazione coattiva non succede mai, ma lui sperava in un proscioglimento. Ora lui è distrutto così come la sua famiglia. A questo punto faremo una consulenza per verificare se i farmaci con cui erano trattate le pazienti possano aver alterato le loro percezioni».

2 commenti:

Ernest ha detto...

incommentabile orrore...

Anonimo ha detto...

sonno una de le tre donne una experiancia che non auguro a nesuno e non si superara mai

 
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