giovedì 10 marzo 2011

Bordighera, infiltrazioni mafiose: sciolto il consiglio comunale

(di Massimo Calandri, da qui)

BORDIGHERA - Assessori eletti con i voti della 'ndrangheta. Appalti più che sospetti. Ricatti e minacce di morte ai consiglieri comunali. Un agguato mortale ai carabinieri sventato appena in tempo. E poi armi, aggressioni, il racket della prostituzione e quello del gioco d'azzardo. Il Comune di Bordighera, una delle perle liguri della Riviera dei Fiori, è stato ufficialmente sciolto per "infiltrazioni mafiose" dal Consiglio dei Ministri, che ha accolto la proposta presentata dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Commissariato, così come accaduto con Desio nel novembre passato.

L'allarme era stato lanciato nove mesi fa dai carabinieri del nucleo operativo di Imperia con una clamorosa e dettagliata relazione. Alle stesse conclusioni era giunta la commissione prefettizia che per quattro mesi aveva messo le tende negli uffici pubblici della cittadina imperiese, concentrando la propria attenzione su di una mezza dozzina di appalti sospetti, in particolare legati al ripascimento delle spiagge e agli interventi successivi all'alluvione che aveva devastato le coste liguri nel 2006. Sono lavori più o meno direttamente gestiti dalla ditta facente capo alla famiglia calabrese dei Pellegrino, attualmente sotto processo per una brutta storia di estorsioni. Il clan avrebbe garantito l'elezione di alcuni stretti collaboratori del sindaco, secondo quanto emerso anche da una parallela indagine penale. Gli investigatori avevano puntato l'indice anche sulle facilità con cui un night di Bordighera - gestito dalla famiglia Pellegrino- avrebbe ottenuto dagli amministratori pubblici l'affiliazione ad associazioni sportive e culturali per superare garbugli burocratici e fiscali. Ma nel conto ci sono naturalmente anche le confessioni fatte dagli stessi eletti agli inquirenti. E le notti trascorse da questi con la pistola sotto il cuscino, per la paura di ritorsioni. Le minacce e i ricatti provati, le pistolettate per chi decideva a chi affidare i riempimenti dei cantieri.

Una cittadina bellissima e tormentata, Bordighera, da troppo tempo intossicata da un'aria pesante. La mafia nella Riviera dei Fiori è purtroppo storia vecchia, legata all'insediamento - a partire dagli anni Sessanta - di alcuni esponenti della 'ndrangheta mandati al confino. All'inizio dell'anno erano stati arrestati Michele ed Alessandro Macrì, calabresi, trovati in possesso di una pistola calibro 6.35 con matricola abrasa: "Quelli devono morire", li avevano sentiti ringhiare al telefono. Dove 'quellì stava per i carabinieri, 'colpevolì di aver redatto la relazione con cui già a giugno chiedevano lo scioglimento del Comune. Nell'autunno erano stati fermati altri quattro calabresi con una pistola. Volevano uccidere, avevano spiegato gli investigatori. L'obiettivo è rimasto sconosciuto, ma il loro avvocato no: Marco Bosio, lo stesso della famiglia Pellegrino. Bosio è anche il cognome del sindaco Pdl, l'architetto Giovanni: "Sono stanco di difendere quest'amministrazione dalle voci maligne. Dopo la denuncia dei carabinieri abbiamo cambiato la giunta. Il resto sono chiacchiere", ha ripetuto per mesi il primo cittadino. Chiacchiere come l'amicizia su facebook di uno dei rampolli dei Pellegrino, Giovanni, con gli assessori di Bordighera, con il consigliere regionale Eugenio Minasso e con il deputato Alessio Saso. Chiacchiere? Donatella Albano, consigliera comunale d'opposizione, l'ha sempre pensata diversamente. Mesi fa si era opposta all'apertura di una sala-giochi farcita di slot machines, naturalmente gestita dai Pellegrino. Da allora ha ricevuto solo minacce. Le avevano spedito un santino bruciacchiato di San Michele Arcangelo. Quello usato nelle affiliazione della 'ndrangheta. Adesso finalmente può respirare. "Forse è davvero finita", commenta.

1 commento:

Ernest ha detto...

sta diventando prassi...

 
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