giovedì 14 ottobre 2010

Arrestata e rilasciata in Francia la mamma del ragazzo morto in carcere

(di Mario Neri, da qui)

Cira Antignano, madre di Daniele Franceschi, 36 anni di Viareggio (Lucca), morto il 25 agosto scorso nel carcere di Grasse in circostanze da chiarire, è stata arrestata stamani dalla polizia francese mentre manifestava davanti al penitenziario. "Carcere assassino, me lo avete ammazzato due volte. Voglio giustizia" aveva scritto su un lenzuolo. "Ero andata per protestare contro le bugie che hanno raccontato i francesi sulla morte di mio figlio e per chiedere di poter rivedere il corpo di Daniele, per poterlo salutare un'ultima volta prima di riportare la salma in Italia", racconta al telefono la signora Antignano, rilasciata nel pomeriggio grazie all'interessamento del console di Nizza, Agostino Alciator Chiesa.

La donna si era presentata nel parcheggio del penitenziario del borgo nell'entroterra di Cannes alle 12,30. Dice di essere stata ferita. Un poliziotto le avrebbe sferrato un calcio durante l'arresto fratturandole tre costole.

"Prima è venuto un gendarme a cacciarmi, dicendo di andarmene. Io ho risposto che non mi sarei mossa di lì perché ero in un luogo pubblico. E' tornato e ha cominciato a scattare fotografie e dopo poco è arrivata la polizia. Mi hanno fatta inginocchiare con un calcio sulle gambe, sono finita a terra e, mentre mi mettevano le manette torcendomi le braccia dietro la schiena, un poliziotto mi ha sferrato un colpo. Ha premuto intenzionalmente per farmi male".

Ora la donna, 66 anni, è in albergo a Grasse con la cugina. Respira a fatica. "Mi hanno tenuto in una stanza del posto di polizia per più di un'ora. Piangevo dal dolore e loro ridevano guardando lo striscione. E dicevano "Italiani merd". E' vergognoso, se mia cugina non avesse chiamato il console, forse sarei ancora lì dentro". Rilasciata intorno alle 14, Cira Antignano tornerà in Italia domani.

Dopo quasi due mesi d'attesa, potrà riportare a casa il corpo del figlio. La salma arriverà con un aereo dell'areonautica militare allo scalo di Pisa intorno alle 11 per poi essere trasferita all'ospedale Versilia di Lido di Camaiore (Lucca). Lì si svolgerà l'autopsia di parte che la procura di Lucca ha autorizzato nell'ambito dell'inchiesta aperta sulla morte del ragazzo.

Una vicenda su cui ancora oggi aleggiano molte ombre, quella di Daniele Franceschi. Il carpentiere navale viareggino era finito della prigione di Grasse alla fine di febbraio per aver esibito una carta di credito falsa in un casinò della Costa Azzurra. Durante la detenzione inviava lettere a casa raccontando di minacce e soprusi subiti dai secondini. Anche pochi giorni prima di morire aveva chiamato i familiari con un telefonino che si era procurato grazie ad alcuni compagni di cella. Fin dall'inizio, però, la procura di Grasse ha escluso la violenza fra le cause della morte. Secondo la prima autopsia, il decesso sarebbe avvenuto per infarto. Alla madre fecero vedere solo il volto: "Era gonfio, come se l'avessero picchiato", disse. Poi si sono aggiunti due testimoni, due detenuti, un compagno e un vicino di cella: uno conferma che Franceschi si era sentito male e per tre giorni non era stato soccorso; l'altro ha contattato con una lettera Francois Gonzales, l'avvocato francese che segue il caso per la famiglia. Ammesso come testimone dai giudici di Grasse, ha dichiarato di aver assistito alla morte di Daniele. "Stava male - ha detto - sono arrivati due secondini, ma non hanno saputo usare il defibrillatore. L'hanno lasciato morire".

In Italia il caso Franceschi è seguito dall'avvocato Aldo Lasagna. Il legale della famiglia proverà ad acquisire le testimonianze dei due detenuti anche nel fascicolo aperto dai magistrati di Lucca.

2 commenti:

Ernest ha detto...

Guarda non ho davvero parole
Come si fa a trattare in quella maniera una madre?

ventopiumoso ha detto...

e, non so se hai letto oggi, la madre se l'e' ritrovato senza organi...

 
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