venerdì 8 ottobre 2010

la differenza fra Repubblica e il Giornale?

Per quello che mi riguarda, la campagna di Repubblica contro Berlusconi per l'affare Noemi Letizia è da censurare, e spiegherò anche i motivi in breve.

Il punto di partenza sta nelle motivazioni che stanno alla base dell'operazione. Ci si domanda perché un giornale come Repubblica abbia passato mesi a parlare della questione, quando ci sono questioni enormemente più rilevanti che riguardano il personaggio Berlusconi (e, se vogliamo, il suo entourage: che uno sia "favorevole" o "contrario", porre dieci domande a Schifani sulle sue frequentazioni di mafiosi, per scoprire se siano solo le impreviste conseguenze di una immacolata carriera politica oppure zone d'ombra che dovrebbero richiederne le dimissioni immediate, sarebbe molto più importante).

La risposta è ovvia: sapendo che il popolo italiano è perlopiù disinteressato alle questioni che riguardano le vicende giudiziarie di Berlusconi, ha provato a cavalcare la vicenda per usarla come un piede di porco sulla coscienza nazionale, provando a buttarla in scandalo e pruderie. Tutte le giustificazioni a posteriori di Repubblica e soci sulla necessità di blahblah sono buffonate.

Sulla vicenda Carfagna non mi pare buon giornalismo insinuare senza prove (o basarsi sulle dichiarazioni di un illividito Paolo Guzzanti, già noto paccaro per il suo discutibile coinvolgimento negli affari Mitrokhin e, se non erro, anche Telekom Serbia).

Vi è però, e non è piccola cosa, la differenza fra Giornale e Repubblica: Repubblica tutt'al più si può accusare di diffamazione (sebbene pare che le notizie pubblicate fossero a grandi linee corrette) o di brutto e stupido giornalismo scandalistico, mentre ricattare persone per non pubblicare materiale "scottante" vero è, appunto, un ricatto, e non giornalismo. E' UN CRIMINE. E chi lo compie non è "solo" un venduto/o e uno che fa un uso politico del mezzo d'informazione, ma un CRIMINALE.

Sulla Marcegaglia e la sua famiglia peraltro esistono paginate di dossier e notizie seminascoste che circolano su internet. Sarebbe interessante porsi una domanda generalizzata sul perché il giornalismo italiano tutto copra esponenti discutibilissimi del mondo imprenditoriale (forse un patto di reciproca tutela?). Non è solo la Marcegaglia a essere "protetta" o sotto possibile ricatto. Domandatevi perché tutte le imprese deprecabili di De Benedetti (dalla gestione dei contratti ai giornalisti di Repubblica/Espresso al suo ruolo di imprenditore nel campo dei termovalorizzatori, che sono inquinanti e cattivi solo quando li vuole il centrodestra a Napoli) non siano trattate da nessun giornale, e non solo dal suo gruppo editoriale...

Perché queste notizie vanno nascoste finché non fanno comodo come arma di ricatto a qualcuno? C'è davvero un "patto" nel cosiddetto "salotto buono", e ora che i "poteri forti" italiani hanno deciso che Berlusconi è una rottura di coglioni e deve andarsene, berlusconi risponde tirando merda a tutti.
E quindi c'è qualcosa di marcio che va ben al di là del dossieraggio del Giornale, che pure ne è una forma odiosa e detestabile anche per il profilo umano del tutto squalificato di chi lo compie.

Ovviamente io non giustifico il ricatto, l'uso dell'inchiesta giornalistica come arma di ricatto, certo che in un paese con una informazione leale e normale non ci sarebbero di questi problemi, perché alla Marcegaglia romperebbero i coglioni un giorno sì e l'altro pure per le sue magagne, così come a De Benedetti, a Berlusconi, ad Angelucci, a Caltagirone, e a tutti i Berlusconi, D'Alema e Caltagirone che infestano il nostro illuminato mondo democratico occidentale.

Solo che il giornalismo contemporaneo non funziona così, e in cambio lascia briciole a quegli indipendenti che ancora riescono a resistere alla tentazione dell'invettiva, del complottismo, della faziosità esasperata, enfatica ed estremista.

3 commenti:

Vincenzo Cucinotta ha detto...

La penso come te. Soltanto, enfatizzerei la differenza tra denunciare, fosse anche a torto, e preparare dossiers, minacciando di pubblicarli. Questo rappresenta la negazione del giornalismo, e difatti Sallusti e company sono la negazione stessa del giornalismo.
Detto questo, forse si capisce perchè a suo tempo non mi sono sentito di condividere la campagnia lanciata proprio da Repubblica per la libertà d'informazione. Non mi sono cioè sentito di intraprendere una battaglia di principio a partire da una situazione di fatto di un'informazione sistematicamente manipolata. La mia opinione è che di fronte a una pessima classe politica, abbiamo un settore dell'informazione perfino peggiore.

SCIUSCIA ha detto...

Gran bella riflessione, Fox.

ventopiumoso ha detto...

beh dai siam d'accordo su :)
ps: pero' noemi e' nel video dei sXmatron!! o_O

 
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