(di Andrea Malaguti, da qui)
Quando ha scoperto che Barbara Harris sarebbe arrivata in Inghilterra e in Galles con la sua associazione di beneficenza Project Prevention - curiosa definizione per una banda di crociati arrabbiati - John di Liverpool, 38 anni, tossicodipendente da quando ne aveva undici, è stato il primo a comunicarle di essere pronto a farsi sterilizzare.
Le ha mandato una mail dettagliata spiegando che credeva ciecamente nella sua battaglia e che per il suo modo di vedere le cose non c’era nessun dubbio che quelli come lui, i drogati, ma anche gli alcolisti, avrebbero fatto meglio a chiudere definitivamente con l’idea di avere figli. Se Project Prevention, come aveva già fatto con 3500 americani e americane, era pronta a versargli i trecento dollari promessi, lui, John di Liverpool, sgangherato combattente dell’esistenza, non ci avrebbe pensato un attimo a ricorrere all’operazione. A fine settembre si è sottoposto alla vasectomia. In futuro non ci sarebbe stato un altro lui. Un istante dopo si è scatenato l’inferno.
Associazioni mediche, gruppi per i diritti umani, centri contro l’eugenetica, ex tossicodipendenti diventati padri e madri, filosofi e teologi hanno arroventato il dibattito: «La Gran Bretagna si deve ribellare. Siamo più civili di così». Selina Janvier, quarantottenne madre di cinque figli, ex cocainomane, ex prostituta e ora stimata volontaria nelle associazioni di recupero di quartiere, ha definito la pratica orribile e inumana. «I miei ragazzi, tutti grandi e affermati, non sarebbero al mondo se avessi incontrato la Harris. Non avrei avuto la forza per dirle no». La British Medical Association si è domandata se davvero si possa considerare «consapevole e informato» il consenso di chi è schiavo di una sostanza. «La maggior parte delle dipendenze si ha attorno ai vent’anni. Che cosa succede se a trenta uno sta bene e cambia idea? Tra l’altro è ovvio che quei soldi saranno reinvestiti in alcol e droghe». Di chi è la responsabilità se uno crepa con quella dose in più?
La Harris, una donnona della Carolina del Nord con certezze ferree, ha risposto quello che risponde sempre dal 1994, anno in cui ha fondato Project Prevention. «Voi non conoscete il dolore e i problemi che sono costretti a subire i bambini nati da madri e padri tossicodipendenti. O se lo conoscete allora potete fare come me: adottateli». Lei ne ha presi quattro molti anni fa. E ha scoperto che non dormivano, che erano ribelli, aggressivi, indomabili, infelici. «Mi si è spezzato il cuore. E’ ovvio che la catena deve essere interrotta». Li hai amati o li hai odiati quei ragazzini, Barbara? L’unica cosa che sa è che in Gran Bretagna ogni anno nascono mille bambini con patologie legate alle dipendenze dei genitori e che un anonimo signore di Londra l’ha finanziata con ventimila dollari per esportare il progetto da questa parte dell’Oceano e che la crociata è solo all’inizio.
Davanti alle telecamere della Bbc ieri sera John di Liverpool ha detto di essere choccato. Che non credeva che solo lui avrebbe detto sì. Pensava che ci sarebbe stata la fila per prendere quei trecento dollari. «Non riesco a badare a me stesso, figuriamoci se potrei mai badare a un bambino». Adesso i dubbi gli saltano addosso. Il suo umore sprofonda sotto il peso di una scelta che lo spaventa. Con le mani in tasca e l’inquietudine negli occhi impreca come uno scaricatore di porto, sibilando una bestemmia dietro l’altra contro le pietre rotte del selciato.
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