mercoledì 6 ottobre 2010

Modena, un pachistano uccide la moglie e riduce in fin di vita la figlia "ribelle"

(da qui)

MODENA - Uccide la moglie e riduce in fin di vita Nosheen, la figlia di vent'anni, che non ne voleva sapere di frequentare un ragazzo della sua nazionalità e magari di sposarlo, con un classico matrimonio combinato. Una violenta lite in una famiglia pakistana a Novi di Modena, uno scontro tra il desiderio di libertà di una ragazza, studentessa in un istituto tecnico, e la tradizione chiusa e intollerante verso ogni atteggiamento di "modernità". Quasi la fotocopia del caso di Hina, la ragazza del Pakistan che viveva a Sarezzo di Brescia, uccisa dal padre nell'agosto di quattro anni fa con l'appoggio di tutta la famiglia, compresa la madre, perché aveva un fidanzato italiano. Questa volta a morire non è stata la figlia, anche lei, come Hina Saleem, colpevole di voler scegliere il proprio destino e vivere all'occidentale, ma la madre, Begm Shnez, di 46 anni, che aveva osato prendere le sue difese, vista quindi come una traditrice da Ahmad Khan Butt, operaio di 53 anni, fermato dai carabinieri della compagnia di Carpi insieme al figlio maggiore, Humair, 19 anni. Il ragazzo ha partecipato all'eccidio familiare.

Per una parte dei pakistani è una questione di onore ("izzat") il modo di vestire e il comportamento della figlia in vista del matrimonio combinato. Ma Nosheen, ormai ventenne, si era ribellata a questa imposizione, a differenza di tante altre ragazze immigrate. Il litigio mortale è scoppiato nell'orto dell'edificio dove vive la famiglia, nel centro di Novi, al confine con il Mantovano, in una via tutta di palazzine ottocentesche ben tenute, abitate da pakistani e cinesi. Urla furibonde sono state sentite da parecchi vicini di casa, da un bar vicino si sono anche avvicinati, ma i pakistani hanno spiegato che era un fatto privato.

Nosheen, che abita con alcune amiche a Carpi dove studia, sembra sia stata chiamata dal padre nella casa, dove c'erano altri due figli minorenni. Lei di nuovo si è opposta alle richieste del genitore. Tempo fa la madre aveva già avvisato i carabinieri dei contrasti in casa e delle violenze del marito, ma non aveva presentato denuncia. Quella di ieri è sembrata una resa dei conti: il fratello ha ferito con una spranga la sorella, e la madre che ha cercato di difenderla è stata colpita a colpi di mattone. Portati in caserma, padre e figlio hanno fatto scena muta. "Conflitti che possono sfociare in aperta violenza sono destinati ad aumentare con l'aumento della scolarizzazione dei giovani pakistani che vivono in Italia e acquisiscono nuove abitudini - dice amaramente Ahmad Ejaz, direttore a Roma della rivista in lingua urdu "Azad" (Libertà) -. Non c'entra l'Islam, questi comportamenti dei capifamiglia affondano le radici nel sistema delle caste chiuse indiane, in un mondo rurale in cui far sposare la figlia al primo cugino significa preservare la proprietà delle terre".

1 commento:

Ernest ha detto...

Credo proprio che i maggiori drammi avvengano all'interno dei muri casalinghi

 
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