giovedì 22 luglio 2010

Si può dir male di Emergency?

(Riccardo Chiaberge, da qui)


Di Afghanistan, qui da noi, si parla soltanto quando ci lascia (o rischia di lasciarci) la pelle qualcuno dei “nostri ragazzi
”, come è accaduto ancora in questi giorni, o quando qualche reporter o medico italiano viene arrestato dalle forze governative o rapito dai talebani. Per il resto, sulla intricata matassa di quel lontano paese regna l’ignoranza più assoluta, e i media non fanno molto per colmare il gap. Ragione di più per leggere il bel libro di Emanuele Giordana, Diario da Kabul. Appunti da una città sulla linea del fronte (ObarraO edizioni, pagg. 118, euro 10,00): non tanto un’inchiesta sulla genesi di una guerra senza fine, quanto un tentativo di sfatare miti e luoghi comuni sulla realtà di un popolo e di raccontare in presa diretta la tormentata convivenza tra afghani e occidentali.

Giordana conosce l’Afghanistan come le sue tasche, ne ha seguito le drammatiche vicende politiche da trentacinque anni, e il suo stile di reportage, asciutto, rigoroso, a tratti ironico, sempre alieno da ogni retorica, aiuta a comprendere risvolti poco noti del cosiddetto intervento “umanitario”. Apprendiamo per esempio che il rapporto tra cooperazione e missione militare mostra per tutti i paesi dell’alleanza un’enorme disparità. Nel caso dell’Italia, se nel 2006 per l’azione civile sono stati stanziati 49,5 milioni di euro, alle truppe ne sono andati 321. La forbice è cresciuta negli anni successivi, toccando 65,3 contro 455 milioni nel 2009, e nel 2010 è destinata ad aumentare ancora. Stiamo parlando di fondi pubblici, di soldi dei contribuenti, e forse invece di suonare le fanfare di un patriottismo di maniera e di raccontare la favola degli “italiani brava gente” sarebbe il caso di discutere come è meglio impiegare questi denari, soprattutto nell’ottica di una ricostruzione del paese.

Ma Giordana è un giornalista onesto, e non risparmia neppure le Ong, a cominciare da quella di Gino Strada. “Se non ci fosse Emergency bisognerebbe inventarla – scrive Giordana – ma non è tutto oro ciò che luccica”. Malgrado la sua immensa popolarità presso il grande pubblico, Strada non è esente dalle critiche dei suoi colleghi. “Due sono i punti oscuri del lavoro pur prezioso di Emergency. Il primo è che è una Ong molto schierata. Troppo. Dalla parte delle vittime, d’accordo, ma col rischio di venir meno ad alcuni imperativi umanitari: l’imparzialità e la neutralità…”. “L’altro neo – continua Giordana – è che almeno in Afghanistan Emergency opera fuori dal sistema sanitario nazionale in nome di un’autonomia dai governi che è il suo cavallo di battaglia. Gestisce insomma degli ospedali privati, contravvenendo un principio sacrosanto di cooperazione che dovrebbe mirare a non sostituirsi mai al sistema di sanità pubblica del paese”. Sono critiche giuste, o dettate solo dall’invidia? Sta di fatto che il malumore cresce tra i medici afghani e occidentali a Kabul. Il problema esiste, è inutile nasconderlo dietro le magliette con la scritta “Sto con Emergency”. Giordana non è certo sospettabile di simpatie per Frattini o per La Russa, è da sempre amico e sostenitore delle organizzazioni umanitarie, ha perfino lavorato nelle loro file in vari paesi del terzo mondo. Proprio per questo, vale la pena di ascoltarlo anche quando osa parlar male di Garibaldi.

5 commenti:

Lario3 ha detto...

Viva Emergency.

Grazie di cuore per il bel commento, CIAO!!! :-D

Ernest ha detto...

Credo che sia un tema davvero interessante, cercherò il libro.
un saluto

ventopiumoso ha detto...

mah volpe..

e' chiaro che non e' tutto or cio' che luccica ecc. ecc.

pero' mi sembra che emergency sia non una, ma una decina di spanne sopra le altre ong e le istituzioni sanitarie locali. a cui non ruba soldi. se non riescono a funzionare e' per motivi politici, non per colpa di emergency.

sull'essere schierata: beh, e' noto che emergency curi indistintamente tutti. e' chiaramente una scelta, condivisibile o meno, ma non vedo come possa essere usata per porre dubbi sul suo operato.

questo fa tanta rabbia a molti. peraltro, come e' altrettanto noto, emergency e' spesso l'unico testimone in diversi teatri di guerra, spesso i piu' atroci.

per questo ha subito diversi tentativi di discredit..azione.


dunque.. viva emergency :))

la Volpe ha detto...

Per carità, la penso come te, ma questo blog perlopiù è una rassegna stampa di orrori e notizie poco note. Un punto di vista critico fa bene e, mi pare, il punto non stia nel dire "Emergency fa male" ma criticare per poter migliorare ancora. Che è il modo di criticare degli amici :)

Poi bisognerebbe leggere il libro, e a me sembra una lettura potenzialmente interessante, per cui ho condiviso.

Skarn86 ha detto...

Francamente, data la situazione afgana, credo anche di capire il perché si comportino da "ospedali privati" dribblando il servizio pubblico.

Sappiamo come i rapporti tra Emergency e il governo afgano siano piuttosto conflittuali, proprio per la scelta di curare tutti senza differenza di provenienza, schieramento, senza chiedere il permesso di farlo alle autorità locali.

Certo, questo ha il risultato di danneggiare il servizio pubblico afgano, ed è una scelta discutibile, ma penso di capire bene il perché si comportano così.


Si lo so che non ce l'hai con Emergency, e condividevi solo una notizia interessante. E io condividevo con te le mie opinioni.

 
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