venerdì 17 settembre 2010

del boicottaggio (non solo dei libri)

Un secondo giro di discussione sul boicottaggio dei libri appare necessario, a qualche distanza di tempo dalla fine della polemica innescata dal teologo Vito Mancuso, che ha deciso di lasciare Mondadori/Einaudi dopo la scandalosa legge ad personam varata da Berlusconi per far risparmiare un trecentocinquanta milioni di euro di multa alla propria ditta.

Soldi che sarebbero potuti tornare buoni per contratti da cinque anni in università o scuola pubblica, con dodici mensilità e nessuna tredicesima, per 3500 persone. E che lo stato italiano rinuncia a incamerare perché Berlusconi ha deciso di non fare un torto a Berlusconi.

Non è la prima pietra dello scandalo. Per alcuni, come Vito Mancuso, è la goccia che fa traboccare il vaso. Per molti, la conferma della necessità di boicottare Mondadori e la correlata Einaudi.

Non starò qui a riprendere i discorsi fatti da tanti autori delle due case editrici interpellati: alla fine, come diceva un soldato nel bellissimo "Platoon" di Oliver Stone, "le scuse sono come il buco del culo, ognuno ne ha una". Vorrei invece soffermarmi sull'utilità del boicottaggio, da un lato, e sulla difficoltà presentata dal tentativo di offrire un atteggiamento coerente al resto del mondo dall'altro.

Per fare questo, farò alcune domande.

1) La FIAT e il suo atteggiamento scandaloso sulla questione sindacale richiedono il boicottaggio della stessa. Lo scopo del boicottaggio è di incidere sui suoi profitti in modo che la FIAT torni sui suoi passi? Un boicottaggio che abbia successo non rischierebbe di vedere invece ancora più licenziamenti con conseguenze pesanti sugli operai FIAT? Qual è la posizione di un operaio FIAT a riguardo?

2) Se io regalassi una copia nuova di "Se questo è un uomo" di Primo Levi, pubblicata da Einaudi, a un ragazzo di dodici anni per il suo compleanno, sarei colpevole di contribuire all'arricchimento di Berlusconi? Sarei in contraddizione con gli ideali di cui vorrei farmi portavoce cercando di diffondere il messaggio di Primo Levi? Quanto sarebbe grave la mia colpa, qualora ritenessi che il valore simbolico del mio gesto sia talmente più importante del contributo economico che ne viene a Berlusconi da esimermi dal cercarne una copia usata in condizioni decenti? Se vivessi all'estero e avessi un figlio, mi sarebbe concesso di acquistarne una copia online per lui, o dovrei aspettare per farglielo leggere a tornare in Italia e, se avessi tempo e fortuna, procurarmene una copia nella bancarella dell'usato di cui sopra?

3) Molte altre ditte (e case editrici tra queste) si comportano male, per dirla in termini riduttivi. Il boicottaggio di Mondadori, Einaudi e Fiat è giustificato dal loro ruolo particolare nella politica italiana, o tutte quante le ditte devono essere trattate in base allo stesso metro? Ritenete giusto, alla luce del boicottaggio di Mondadori/Einaudi, continuare a leggere e comprare Repubblica, l'Espresso e l'Unità nonostante le colpe acclarate dei loro padroni/editori? Ritenete giusto fumare sigarette Marlboro? Ritenete giusto utilizzare aspirine? Possedete medicine della Bayer o della Roche o della Novartis?

Voglio fare presente che non si tratta solo di un intervento polemico: la questione è spinosa e complessa. Credo sia giusto provare a fare ciò che si può per migliorare la situazione. Però continuo a pensare che nel caso della proposta culturale le cose siano un po' differenti. Il plusvalore che proviene dal possedere un libro come "Se questo è un uomo" è assai maggiore del fatto che qualche euro di quei 10 o 12 che costa entreranno nelle tasche di Silvio Berlusconi. Sicuramente lo trovo un marchio più piccolo per la mia coscienza che fumare una sigaretta Marlboro o mangiarsi una banana Chiquita. E magari può davvero uscirne fuori qualcosa di buono. Non tutto si può ottenere con i prestiti dalla biblioteca o dagli amici. A volte si regala un libro a una persona senza aspettarsi che lo legga subito (specie se stiamo cercando di passare qualcosa di coscienza civica a una persona che, per età, cultura o interessi, non è sufficientemente formata), aspettando che sbocci in lei la curiosità spontanea di avvicinarsi a quel testo.

Insomma, è un bel casino. Naturalmente non sto dicendo che non si debba fare niente, anzi. Ma credo che a volte valutare quale sia la cosa migliore da fare non sia facile. Un po' come quando si va a votare e si cerca il minore dei mali.

PS: rileggendo vecchie discussioni sull'argomento salta fuori l'idea del boicottaggio mirato ai simboli del "male" (vedi "No Logo"). Ma non rischia di essere anche questo solo un modo per scaricarsi la coscienza? Di nuovo: non lo dico provocatoriamente, qui siamo al vulnus :p

8 commenti:

Ernest ha detto...

Si concordo è una questione spinosa. Ad esempio se devo comprare un libro vado da Feltrinelli o dalle piccole librerie, evito la Mondadori, ma non me la sento di non prendere un libro se mi interessa, e poi ci sarebbero davvero anche parecchi altre aziende come hai detto tu il caso Fiat è emblematico
un saluto

la Volpe ha detto...

eh lo so, ne ho discusso col russo e quindi sono tornato sull'argomento

mi piacerebbe poter segare tutto, e provo a farlo quando posso, ma in questo sistema capitalista o conosci di persona l'imprenditore e puoi garantire sulla sua correttezza oppure col mondo in mano alle multinazionali è difficile scamparla

il che non è un buon motivo per non provarci, restiamo intesi

Skarn86 ha detto...

Innanzitutto devo consigliarti di boicottare la parola vulnus, che ultimamente è stata vista in compagnia di personaggi poco raccomandabili...

È ovviamente vero che non posso essere certo della correttezza di un'impresa, e anche tu sei d'accordo che non è un buon motivo per non provarci, quindi è inutile che ti risponda su questo.

Un vizio del tuo ragionamento che crea non pochi problemi secondo me, è tratti il libro come un prodotto qualsiasi.

Quando compro dell'acqua non farà in generale molta differenza la marca, idem per il prosciutto crudo, o per la pasta di semola. Se voglio boicottare una marca su 20, troverò un'alternativa che mi soddisfi.

Il libro non è un bene sostituibile. Con l'eccezione della narrativa di consumo, che per quel che ne so io potrebbe pure essere un 70% della fetta, ma per un certo libro non esiste un rimpiazzo.
"Se questo è un uomo" è esattamente quel libro.
Nel mondo della cultura la concorrenza non esiste, il mercato non esiste.
Non esiste un bene succedaneo a "Beggars Banquet".

Il boicottaggio nel mondo della cultura, può esistere solo da parte degli autori. Che nello scegliere un editore piuttosto che l'altro pubblicano la stessa opera, diversa al massimo nella distribuzione.

Stessa storia per i farmaci. Per l'aspirina chiedo il generico. Ma per i farmaci coperti da brevetto si prendono quelli. Il medico ce li prescrive e noi ce li ciucciamo, pena il peggioramento della nostra salute.

Con la Fiat il discorso è davvero complicato, perchè li abbiamo una scelta vera. Dovremmo solo valutare le conseguenze e le opportunità delle nostre azioni.
Perchè se io cambio marca di crudo, calerà un'azienda e ne crescerà un'altra. In linea di principio una potrebbe anche compensare la perdita di posti nell'altra.

Se non compro Fiat ma Volkswagen la situazione cambia e come!

Su questo esempio non ho risposte, ma quando è coinvolta la proprietà intellettuale la possibilità di scelta dei consumatori è un miraggio, e i boicottaggi ci richiedono un prezzo che raramente possiamo pagare.

la Volpe ha detto...

Ma per il libro o il cd puoi fartelo prestare dall'amico o prenderlo in biblioteca. Questo non è sufficiente a garantirti? E l'autore che "si vende" al "padrone" sbagliato, non si autosqualifica?

Ovviamente quest'ultimo punto non vale per Primo Levi, che è morto.

ventopiumoso ha detto...

volpe e' un intrico complicato.

io non sono per il boicottaggio dei lettori. per quanto riguarda gli autori, mi rendo conto che è complesso. ma, al tempo stesso, diego cugia mi ha convinto, che sia errato anche questo (ho pubblicato la sua lettera aperta poco tempo fa). ragionando di questo fatto anche i librai della mondadori dovrebbero chiudere? e gli altri librai non mondadori che però, per sopravvivere, pubblicano mondadori?

credo anche che abbiamo una visione un po' distorta degli scrittori, credo che ben pochi siano così benestanti da potersi permettere il lusso di rifiutare di pubblicare le proprie opere. del resto, essendo scrittori, proprio delle pubblicazioni vivono.

ad esempio. tu sei uno scrittore. uno scrittore "etico". scrivi un libro, un buon libro, "degno" di essere pubblicato da una grande casa editrice.
se puoi scegliere fra una casa editrice piccola e la mondadori, ti trovi davanti ad un coppio dilemma.
1. con la mondadori puoi sicuramente raggiungere un pubblico molto piu' vasto. questo permette di diffondere il tuo punto di vista.
2. con la mondadori puoi guadagnarti da vivere con meno fatica. non si tratta di diventare ricchi, ben pochi scrittori o artisti (o scienziati, per dire) lo diventano. si tratta di poter vivere serenamente - e quindi anche poter produrre in seguito con più tranquillità.

oppure sei nella situazione che solo la mondadori ti ha accettato il libro, ha creduto in te, mentre altre case editrici a cui ti sei rivolto no. che fai? non lo pubblichi per etica? rifiuti di diffondere il tuo pensiero? rifiuti di guadgnarti da vivere? e in questo caso, a chi arriverebbe il messaggio? a nessuno, perché nessuno, comunque, ti leggerebbe.

l'unica alternativa è rinnovare completamente il mondo dell'editoria (dei libri come dei dischi come dei film) e della diffusione della cultura in genere. io sono per l'open source, in teoria. ma mi rendo anche conto che chi scrive, produce un'opera artistica o culturale deve pur campare. né è indegno procurarsi da vivere un po' più che "alla giornata".

facciamo sovvenzionare tutti dallo stato? ma lo stato etico può anche scegliere di non sovvenzionarti, e mica per forza perché è totalitario. ci dovrà essere una commissione che sceglie quali autori meritano il compenso e quali no, e quanto deve essere il compenso. e chi valuta gli scritti?

molto complicato. farsi prestare un libro o un cd può essere a volte possibile a volte no. del resto per farselo prestare ci deve essere qualcuno che ce l'ha e l'ha a sua volta acquistato.

sono d'accordo con la questione di incentivare l'uso delle biblioteche (come del baratto, per dire), ma questo è un altro problema che non ha a che fare solo con gli autori che pubblicano con mondadori.

infine, come avete scritto sopra, il mondo dei libri e della cultura è un mondo molto particolare. parliamoci chiaro: se saviano (o altri, ho preso un nome che è molto citato in questo caso) non pubblicano più, non c'è tutto questo impatto sulla vita del paese. da noi non si legge, punto. ed inoltre, si fa un gran bel piacere proprio al "potere" costituito, perché una voce contro di esso si autocensura.

ci sono mille e mille contraddizioni nel mondo d'oggi. il fatto stesso che noi stiamo usando un computer dovrebbe farci vergognare, allora. e che si fa? si smette di usare il pc? ci si taglia fuori dal mondo?

è una questione di cui ho discusso personalmente con tanti miei "detrattori": tu parli tanto contro il "sistema" ma poi usi queste tecnologie e bla bla-.

ma è un ragionamento scorretto, perché suppone che tu sei integerrimo solo se ti isoli. bisogna sfuggire a questa logica. il mondo in cui viviamo è questo e bene o male, nel nostro grande o nel nostro piccolo, stiamo cercando di cambiarlo dal di dentro (sia per comodità nostra, sia per forza di causa maggiore).

anche perché dal di fuori nessuno ci cacherebbe.

ventopiumoso ha detto...

cazzo avevo scritto un lunghissimo e bellissimo commento che blogger non mi ha pubblicato e che ho perso perché da mona non l'ho salvato.

riassumendo: sono con diego cugia.

la Volpe ha detto...

accludo il link qui per chi fosse interessato:

http://www.mondadorinograzie.org/2010/la-risposta-di-diego-cuggia/

Ernest ha detto...

ciao Volpe
grazie per il link all'articolo di Cugia
un saluto

 
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