(di Marco Travaglio, da qui)
Ci vorrebbe il candore di un bambino, come nella fiaba del re nudo, per strillare: “Che ce ne frega dell’alloggio di 65 metri quadri a Montecarlo venduto da An e abitato dal fratello della compagna di Fini?”. Non ce ne frega niente perché riguarda una bega privata tra gli eredi della contessa Annamaria Colleoni che lo donò ad An che lo vendette a due off-shore che lo affittarono a Giancarlo Tulliani (da privato a privato a privato a privato). Perchè non investe un solo euro di denaro pubblico. E perchè a menarne scandalo sono il partito e i giornali di un tizio, incidentalmente presidente del Consiglio, indagato per aver minacciato un’organismo pubblico (l’Agcom) affinchè chiudesse trasmissioni a lui sgradite e imputato per gravissimi reati contro l’interesse pubblico: corruzione giudiziaria di un testimone, frode fiscale, falso in bilancio, appropriazione indebita. L’unico pallido motivo d’interesse pubblico nel “caso Fini” è l’accusa, mossa ai vertici di An, di aver tradito le ultime volontà della contessa Colleoni, che aveva lasciato i suoi beni (compreso un gatto) al partito per sostenerne “la buona battaglia”.
La vicenda ricorda, per sommi capi, quella del Bosco di Gioia, la rara e antica area verde sopravvissuta nel Parco Sempione alla cementificazione di Milano e donata nel 1964 da una nobildonna, Giuditta Sommaruga, all’Ospedale Maggiore. Ma a una condizione: che “non venga venduta né data in affitto, ma sia mantenuta fra le proprietà dell'Ospedale Maggiore, non solo ma venga bensì destinata ed adibita a scopi ospitalieri… per lenire le sofferenze dell'umanità”. L’ospedale pubblico, poi divenuto Niguarda, accettò l’eredità, ma poi tradì le ultime volontà della donatrice vendendo i terreni nel 1983 con la complicità della Regione Lombardia. Che in seguito decise di costruirvi un grattacielo di 160 metri, una cosina sobria da 400 milioni destinata a ospitare la sua nuova sede: una moderna piramide non di Cheope, ma di Roberto Formigoni, a imperitura memoria del Celeste governatore del Pdl. Così, per non disturbare il capolavoro, vennero rase al suolo le 200 piante del Bosco di Gioia, 12 mila metri quadri di area verde.
Contro lo scempio ambientale insorsero 15.500 abitanti del quartiere e vari comitati spontanei animati da Verdi, Milly Moratti, Dario Fo, Beppe Grillo e Rocco Tanica (il tastierista del gruppo Elio e le storie tese che ha dedicato al fattaccio la canzone- invettiva Parco Sempione). Ma fu tutto inutile.Oggi al posto degli alberi c’è un gigantesco cantiere, l’ennesima colata di cemento. Ma nessuno, a parte Report, ha mai denunciato lo scandalo su scala nazionale. Forse perché questo, diversamente dall’eredità Colleoni, riguarda denari, poteri, enti e interessi pubblici.O forse perché Formigoni è amico di Berlusconi. O forse perché gli alberi non posseggono tv né giornali. O forse perché non c’è di mezzo Fini. O forse per tutti questi motivi insieme.
-
1 commento:
O forse è tutto un sogno, domani ci sveglieremo.
Sempre meglio del finale di Lost.
Posta un commento