di FRANCESCO MERLO
C'è un sito web che ha censito tutte le giornate mondiali, ben 190, che ogni anno vengono dedicate ai più svariati soggetti, dalla fotografia al fiore, dalla poesia alle scarpe di ginnastica, dal piacere al ricamo... C'è persino, sia pure ancora in preparazione, la giornata mondiale contro le giornate mondiali.
E non ci sarebbe altro da aggiungere a questo sciocchezzaio se tra gli organizzatori, tra i creativi, tra i funzionari di questa mondialità non ci fossero soprattutto le prestigiose sigle delle Nazioni Unite e delle sue Agenzie più importanti, come l'Unesco e l'Oms. E con loro anche le famose Organizzazioni non governative, i sindacati...: davvero una miriade di associazioni ad alto contenuto morale derubricabile ormai in citrullo sussiego.
Hanno infatti l'idea che ci sia una giornata in cui il mondo deve occuparsi di una sola cosa, una giornata con il pensiero fisso del pesce azzurro, e un'altra con l'allegra ossessione del vino, e poi del libro e del cioccolato, del giornale a fumetti e degli orologi da polso. C'è anche la giornata delle nonne che, essendo fisicamente poco agili, si fanno rappresentare dai nipoti, i quali intervengono, spiegano e offrono testimonianze sulla "nonnità" che è il sapore antico, la vita di un volta, le quattro stagioni.
Ovviamente non si tratta di lavori improduttivi che, come insegna Keynes, non esistono. Sulle giornate mondiali piovono infatti finanziamenti, ogni giornata ha le sue pubblicazioni e ci sono una convegnistica e un marketing. Ed è naturale che nel dipanarsi di 190 giornate mondiali all'anno si perda subito il ductus logico in favore dell'incongruo. Ma non importa a nessuno che la mondialità venga degradata a patacca e a discorso a vanvera.
E' vero che una volta le giornate cosiddette mondiali sfibravano le menti perché vi si decidevano questioni che riguardavano tutti, dai berberi del monte Atlante agli operai di Chicago agli indigenti australiani. Ma se in un anno le giornate mondiali sono diventate 190 significa che l'umanità impiega metà del suo tempo a celebrare la propria mondialità, oggi di danzatrice, domani di infermiera, dopodomani di contadina. E un giorno non fuma e l'altro non beve. E un giorno lotta contro l'obesità e l'altro contro la magrezza.
Per organizzare meglio la metà della nostra esistenza consigliamo agli impiegati dell'Onu addetti alla mondialità di offrirci la mezza giornata mondiale al giorno. Presto infatti le giornate potrebbero non bastare a contenere il bisogno che ha la specie umana di essere mondiale sempre, in ogni ora e in momento. E c'è poco da ridere: non è il comico che si annida in questa inflazione di mondialità, ma la malinconia saturnina, la grinta imbronciata. Alla fine infatti organizzare la giornata mondiale contro la tosse canina o a favore del pistacchio è il surrogato di una grande idea, è quel poco che rimane alle elefantiache organizzazioni sopranazionali dell'illusione di governare il mondo. Nella grottesca giornata mondiale della patata c'è insomma una penosa ammissione di impotenza, c'è l'inabissamento della presunzione di uniformare il mondo, di mettergli l'uniforme, di attrezzare sulla cima di un palazzo di vetro la cabina di comando dalla quale dargli il tempo.
("la Repubblica Online", 28 aprile 2009)
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