martedì 31 marzo 2009

indovinello

"Il presidente è a vita e rappresenta il partito, ne dirige il funzionamento e la linea politica e programmatica. Sceglie i 34 membri dell’ufficio di presidenza, sottoposti al voto del Congresso ma con una lista unica senza nomi alternativi. Convoca e presiede lo stesso ufficio di presidenza, la direzione e il consiglio nazionale. Ne stabilisce l’ordine del giorno, procede alle nomine degli organi del partito e assume le definitive decisioni."

Dello statuto di quale partito stiamo parlando?

a) del Partito Comunista Nordcoreano
b) del Partito Comunista Cinese
c) del Popolo della Libertà Italiano
d) del Partito Nazionalsocialista Tedesco

PS: Grazie a Discanto per la segnalazione

venerdì 27 marzo 2009

scaricabile n°12

per chi non l'avesse notato, qui a fianco c'è il collegamento per andare a scaricare gratis il dodicesimo numero di ScaricaBile (che ospita un mio articolo riscritto in larga parte dalla Redazione perché non faceva ridere)

il numero consiste di ben 28 pagine e fa ridere e pensare ben più che irritare o annoiare
è meglio essere indignati, cattivi e arrabbiati (e magari fare qualche errore) che essere indifferenti
quindi scaricatevelo e leggetevelo

saluti

giovedì 26 marzo 2009

contro la controinformazione, a favore dell'irrilevanza

Grazie alle recenti apparizioni di Saviano in tv e manifestazioni, torna alla ribalta il dibattito sulla controinformazione e sul narcisismo dei suoi protagonisti. Come abbiamo visto nell'articolo sottostante su Paolo Barnard, la lotta sulla controinformazione non oppone solo l'informazione "tradizionale" alla "controinformazione", ma anche i "controinformatori" gli uni agli altri, impegnati a delegittimarsi o legittimarsi solitamente in base alle proprie opinioni invece che in base al diritto di esprimere le proprie opinioni sui fatti - una volta che si sia stabilito quali siano i fatti.

Saviano è stato bersaglio di numerosa critica sia all'interno che all'esterno del mondo della "controinformazione". Lo si è criticato per essersi arricchito e per avere avuto successo, cosa che non avviene mai per giornalisti che sono vicini alle idee di chi critica; o cosa che avviene da persone piene di risentimento per non averne la stessa esposizione mediatica.

Lo si è criticato perché nella sua descrizione della camorra parla della vita quotidiana e dimentica i grandi responsabili, i politici, i capi, le manovre economiche e politiche dietro la camorra, spesso paragonandolo a personaggi quali Lirio Abbate, giornalista scortato anch'egli ma non altrettanto visibile, dimenticando due cose importantissime: la prima, che a Saviano è consentito apparire in video ed avere successo proprio perché le sue critiche sono rivolte in primo luogo a gente "quotidiana", senza faccia, e non a politici impelagati con la mafia, e che dipende da questo e non da una qualche colpa di Saviano il fatto che di Abbate non si parli ai telegiornali e che non lo si ospiti da Fabio Fazio; la seconda, che la criminalità opera a diversi livelli e che rifiutarsi di accettare l'opera di Saviano equivale a rifiutarsi di criticare un fondamentalista islamico come fondamentalista scusandolo per il retroterra culturale dal quale proviene.

Oltre al caso di Saviano, sono abbastanza emblematici i casi di Grillo e Travaglio. Qui la questione non è discutere dell'utilità o meno delle loro iniziative, quanto del modo in cui tali iniziative vengono recepite dai "contro-controinformatori". Costoro, infatti, sostengono che le iniziative suddette si riassumono in fin dei conti in qualche manifestazione inoffensiva come i vari Vaffa-Day, Piazza Navona oppure nell'acquisto di libri e dvd, ma che l'italiano medio si nasconde dietro a questi atti per una forma di autoassoluzione civica, consentendosi poi di far male e far peccato e contribuendo al declino del paese. Chiedono a gran voce che l'italiano sfoghi in ben altra, più costruttiva maniera le sue indignazioni, dimenticandosi naturalmente che il problema non risiede negli italiani che manifestano in maniera poco appropriata, quanto nella mancanza di una classe politica che li rappresenti e, soprattutto, nella parte di italiani che non manifesta mai soprattutto in quanto se ne frega.

La domanda che ci si pone, allora, e che a costoro non si pone mai, è questa: ma come fare di più?
Con manifestazioni organizzate da un partito istituzionale, che so, il PD, invece che da Grillo o Travaglio? E se a organizzare la manifestazione è un partito della sinistra radicale o l'Italia dei Valori, disertarle perché i primi son fuori dal parlamento e Di Pietro si appoggia a Travaglio e Grillo? E se le manifestazioni vengono da persone autonome, tipo quelle della scuola? Centinaia di migliaia di studenti, genitori, insegnanti, universitari hanno protestato per mesi e non hanno ancora smesso di protestare. In che modo si inquadrano queste proteste nell'ottica dei contro-controinformatori? Che cosa possono fare di più le persone, oltre a manifestare il dissenso? Votare diversamente alle elezioni, certo. E non mi si dica che, se non sono rappresentate, possono fare politica attiva. Chi crede davvero che una qualsiasi lista civica non supportata da un partito o un nome famoso abbia la minima speranza di avere un minimo successo in Italia è caldamente invitato ad entrare nel team elettorale di Ralph Nader (se davanti a questo nome il vostro primo pensiero è: "chi cavolo è Ralph Nader?", allora ho dimostrato in pieno la mia argomentazione).

Altra obiezione dei contro-controinformatori è: non si parla dei problemi importanti ma si parla di cose non importanti che però soddisfano il ventre delle persone rancorose, del ceto medio che ha bisogno di un colpevole. Dicono: "sì, Travaglio parla di Berlusconi mentre il signoraggio bancario ci taglia le gambe". Dicono: "sì, Grillo se la prende coi giornali finanziati dallo Stato quando c'è la crisi economica e falliscono le aziende". E allora? Come se in una casa in cui sono passati i ladri si smettesse di dare da mangiare al gatto perché abbiamo di meglio a cui pensare? E soprattutto, come se le persone potessero risolvere i problemi del signoraggio internazionale e della crisi economica semplicemente pensandoci invece che pensando al fatto che il comune ti ha messo di fianco a casa il termovalorizzatore o la camorra ti vende le mozzarelle di bufala con la diossina.

Beppe Grillo mi sta francamente antipatico, ma mi rimane misterioso dove stia il problema di ascoltare Grillo o Travaglio (o chiunque altro se è per questo) quando parla. L'informazione si fa attingendo a tutte le fonti disponibili, verificandone l'attendibilità e soppesandone l'interpretazione dei fatti per farsi una propria opinione. Avere più voci, sfogare talvolta la propria frustrazione in una manifestazione, sicuramente non può farci male. Anche perché ciò a cui ci vogliono condannare questi contro-controinformatori, quando non è sostituirsi a costoro come nostri feticci, è condannarci all'irrilevanza. Quando non protesteremo più in pubblico, quando non faremo più manifestazioni, quando non scriveremo più sui blog e sui forum, quando invece di cercare un modo, anche viscerale, anche misero, di sfogare la rabbia e l'insoddisfazione per questa Italia, per questa società, rimarremo seduti nella nostra poltrona a covare il risentimento verso il Fondo Monetario Internazionale, ignorando le piccole mafie e i soprusi della nostra quotidianità, sui quali abbiamo il potere di agire.

mercoledì 25 marzo 2009

Paolo Barnard e il Pakistan: un esempio di manipolazione mediatica

Alcuni di voi conosceranno forse Paolo Barnard, il cui sito è indicato fra le letture consigliate da questo blog. Barnard è un giornalista indipendente che ha lavorato parecchi anni per "Report", la nota trasmissione di Raitre. Cacciato dalla RAI, in un atto di epurazione effettuato scandalosamente senza clamore (Barnard era in redazione e dunque non aveva una faccia da spendere col pubblico per le sue lamentazioni, come avevano invece Biagi, Luttazzi e Santoro), Barnard ha litigato furiosamente con Milena Gabanelli prima e Marco Travaglio poi - la prima per non averlo difeso e aver fondamentalmente fatto finta di nulla, il secondo per aver preso le difese della prima. L'ostilità di Barnard a Travaglio è poi aumentata dopo che Barnard ha scoperto che Travaglio è un filoisraeliano. Ampi dettagli sulla questione (con tutti gli scambi di mail et cetera) sono presenti sul suo sito e sono interessanti, anche se non per il motivo che crede Barnard. Sono interessanti quanto le polemiche tra D'Avanzo e Travaglio e testimoniano lo stato della "controinformazione" (o come vogliamo chiamarla) in Italia, che è quello di un insieme di egomaniaci spesso più tesi a fornire la propria ricetta salvifica per il Paese che a rendersi conto di essere niente più dei capponi di Renzo (anche se Renzo in questo caso è il dottor Silvio Berlusconi).

Recentemente ha fatto il giro dei blog un articolo a firma di Barnard che si scaglia contro l'inerzia del popolo italiano drogato di Grillo e Travaglio e quindi incapace di andare in piazza e difendere nella pratica il Paese dagli attacchi alla democrazia e alla libertà portati dal governo. Il che è probabilmente vero, se non fosse che Barnard per dimostrarci l'inettitudine degli Italiani prende ad esempio un recente fatto di cronaca politica avvenuto in Pakistan. Inizia così uno degli esempi di mistificazione più impressionanti che abbia letto negli ultimi tempi.

L'incipit di Barnard è incisivo: "Altro che lavavetri, altro che fruttivendoli. Altro che Grillo, altro che Travaglio. Per l’ennesima volta la nostra olezzosa quanto ingiustificata presunzione di popolo avanzato viene umiliata dai nostri sottoposti, da coloro cui diamo del tu anche se manco li conosciamo e nonostante siano adulti come o più di noi. I pakistani (quelle persone scure di pelle che qui ci vendono le carote o ci portano la pizza in casa), ci hanno appena insegnato cosa significa essere Popolo, cioè avere le palle per governare la propria Storia, essere protagonisti civici. I ‘negretti’ in pigiama, ciabattine e bicicletta battono i bellimbusti in cravatta, Clark e Repubblica sottobraccio 10 a 0."

Barnard parte deciso e fa di tutta l'erba un fascio: seguaci di Grillo, Travaglio e lettori di Repubblica (in cravatta e Clark ai piedi, che fanno molto "sinistra ma non troppo"), venite in Pakistan ad imparare cosa succede. E cosa hanno fatto di così straordinario, immenso, i tanto vituperati Pakistani? Cosa? Barnard ce lo spiega subito:

Prima i fatti. Lunedì 16 marzo, il governo pakistano del Presidente Asif Ali Zardari ha annunciato il ritorno alla carica di giudice dell’ex presidente della Corte Suprema Iftikhar Muhammad Chaudhry, e di altri giudici assieme a lui licenziati nel 2007 dall’allora dittatore Pervez Musharraf. La decisione, una vera e propria perdita di faccia, è stata imposta ad Ali Zardari principalmente dalla rivolta popolare della gente comune, che si è riversata a fiumi nelle strade per ottenere un ritorno alla legalità e il rispetto delle regole in Pakistan.

Ci sarebbe da restare ammirati, in effetti. E infatti Barnard commenta:

I cittadini di quel Paese hanno affrontato la violenza brutale della polizia, gli arresti di massa, e anche la possibilità di morte per ristabilire al proprio posto un giudice che aveva l’abitudine di applicare la legge e di scavare nel marcio del Potere.

Ammirevole coraggio. Proseguendo nell'elogio dell'operato del giudice Iftikhar Chaudhry, Barnard ci ricorda che aveva in passato fatto indagini sull'ex premier Benazir Bhutto ed il marito Asif Ali Zardari, attualmente Presidente del Pakistan, che aveva anche fatto incarcerare. Barnard non nega poi che

[c]ertamente non estranei alla riabilitazione del giudice sono stati il Capo di Stato Maggiore dell’esercito Gen. Ashfaq Kayani e il Segretario di Stato USA Hillary Clinton, entrambi intervenuti per ammansire Zardari

ma comunque

non v’è ombra di dubbio che senza la massiccia mobilitazione di centinaia di migliaia di semplici cittadini e senza la loro presa di posizione sulle barricate per settimane, e a dispetto dei gravi rischi, nulla sarebbe accaduto.

Il giornalista nostrano, in un incredibile quanto sleale attacco di smemoratezza, dimentica completamente il protagonista principale delle proteste, l'uomo che le ha innescate, cavalcate ed amplificate: Nawaz Sharif, ex-primo ministro pakistano (in ben due tornate).

Nawaz Sharif è noto per essere un politico islamista conservatore, per avere appoggiato la dittatura fondamentalista del Presidente Zia ul-Haq (l'uomo responsabile di aver dato una fortissima svolta islamista al paese), per aver proposto nel 1998 di instaurare la Sharia come legge del paese (cosa che portò poi al golpe anti-islamista del generale Musharraf), di avere emendato la Costituzione del Pakistan eliminando la libertà di mandato dei parlamentari e vincolandoli a votare in base alle scelte del Partito di appartenenza, di avere invaso l'India nel 1999 facendo spacciare i soldati pakistani per indipendentisti del Kashmir.

Questo sant'uomo e i suoi seguaci sono le persone che hanno organizzato le manifestazioni e che hanno, tra l'altro, annunciato una marcia dal Punjab, regione in cui risiede Sharif e in cui ha la maggioranza dei sostenitori, diretta ad Islamabad, la quale sarebbe stata un "preludio alla rivoluzione" nelle parole di Sharif. A seguito dell'annuncio di Sharif, il Presidente Zardari ha effettivamente rimesso al loro posto i giudici (nominati da Sharif stesso secondo criteri universalmente considerati "nepotisti") che erano stati deposti da Musharraf.

Quando si leggono i fatti attraverso quest'ottica, anche il "coraggio" del giudice Chaudhry nell'incriminare la Bhutto e Zardari, avversari politici del primo ministro Sharif che lo aveva nominato, appare in effetti molto meno coraggioso. E i gloriosi pakistani amanti della democrazia e della giustizia ci appaiono in effetti come seguaci e militanti di un partito fondamentalista islamico che minaccia esplicitamente una rivoluzione e un assalto alla capitale Islamabad.

Ma a Barnard che importa? Per lui è molto più importante distorcere la verità per poter accusare gli odiati Grillo e Travaglio:

Non hanno Di Pietro, Gomez, Santoro, Nanni Moretti, Ricca, Stella, Luttazzi, Report, Viva l’Italia, C’era una Volta, Flores D’Arcais e i meetup. Eppure hanno cambiato la loro Storia e l’hanno cambiata con la C maiuscola. Un giudice di un Paese violento e dittatoriale, straziato dalla povertà e dominato dagli eserciti (USA e pakistano), è stato salvato dalla gente comune che è scesa in strada.

Rileggere l'articolo una volta che si conoscono per davvero i fatti è assolutamente esilarante. Immaginarsi questi poveri pakistani straccioni e diseredati che combattono in nome della Giustizia contro forze più grandi di loro resta, appunto, un puro esercizio di immaginazione, una falsità instillataci da un uomo talmente offuscato dall'odio nei confronti di tanti colleghi da distorcere in maniera abnorme i FATTI.

Che gli Italiani siano un popolo pigro che spesso soddisfa alla fonte dei "polemisti" o dei "comici" un bisogno di giustizia superficiale e incapace di tradursi in una vera azione di protesta, politica e meno, non resta meno vero. Che dobbiamo stare attenti ai Grillo, ai Travaglio, ai Di Pietro, beh, francamente lo sappiamo già (o è sperabile che noi lo si sappia). Ma Barnard non creda di stare su un altare: teniamo sotto controllo anche lui. E distorcere in maniera così evidente dei fatti per poterci ricamare su una favoletta morale attraverso la quale scagliarci le sue verità dall'alto e delegittimare i suoi "avversari" non gli fa certo onore, e getta un'ombra preoccupante sul suo operato di giornalista.

sabato 21 marzo 2009

non lasciate in pace i morti

Cinico e cattivo, forse, ma cosa sarebbe successo all'agente Spaccarotella se invece di uccidere un ultras della Lazio, simpatizzante fascista, in fuga in macchina con gli amici dopo un'aggressione ai danni di un gruppo di tifosi della Juventus, se avesse ucciso un rumeno che aveva rapinato l'autogrill o una zecca che aveva avuto una rissa con dei militanti di Forza Nuova?

venerdì 13 marzo 2009

Sudafrica: lesbiche violentate per "curare" omosessualità

Le lesbiche in Sud Africa vengono violentate dagli uomini per "curare" la loro omosessualita'. Secondo uno studio di 'ActionAid' e' questo uno dei crimini piu' comuni commessi contro le donne omosessuali sudafricane che spesso, dopo la violenza, vengono uccise. A Johannesburg e Cape Town sono aumentati questi tipi di violenze che gli uomini locali considerano "correttive". Secondo lo studio, quasi la meta delle donne in Sud Africa verranno violentate nel corso della loro vita: gli stupri sono 500 mila ogni anno e solo un uomo su 25 incriminati, viene poi condannato.

("la Repubblica Online", 13 marzo 2009)

Teme la denuncia e non va in ospedale: prostituta muore di Tbc, rischio contagio

BARI - Era clandestina da alcuni mesi, per vivere faceva la prostituta e per paura non è andata in ospedale: è morta per tubercolosi polmonare avanzata, e dunque altamente contagiosa. E ora scatta l'allarme sanitario: Joy Johnson, la giovane nigeriana di 24 anni, trovata agonizzante da un cliente venerdì sera nelle campagne alle porte di Bari, potrebbe aver contagiato decine di persone che avevano avuto rapporti con lei, gli stessi soccorritori e i connazionali del centro d'accoglienza dove per un mese aveva vissuto. Per precauzione ieri è stato chiuso l'istituto di medicina legale del Policlinico. E medici e poliziotti invitano chi avesse avuto rapporti con la nigeriana a contattare il più vicino ospedale.

Quella di Joy era una tragedia annunciata. All'arrivo dei sanitari del 118, Joy Johnson, da novembre in città, perdeva sangue dalla bocca. La ragazza era malata da diversi mesi, ma se si fosse sottoposta a un esame del sangue o a una radiografia, oggi sarebbe ancora viva. L'allarme, ora, e l'invito a farsi controllare è rivolto ai clienti e a tutti coloro che dal 14 novembre (data di arrivo al Cara di Bari) hanno avuto contatti ravvicinati con lei. Tra questi, quell'uomo che, usando il telefono cellulare di Joy Johnson, ha chiesto aiuto alla polizia.

"La tubercolosi va curata subito - dichiara il primario di Pneumologia del Policlinico di Bari, Anna Maria Moretti - perché anche le forme inizialmente non contagiose, senza terapia adeguata, lo possono diventare". Basta un colpo di tosse per contrarla, visto che si diffonde per via aerea. "È consigliabile sottoporsi a un test, l'intradermo reazione alla turbercolina, da fare in ospedale - spiega la specialista - Si tratta dell'inoculazione sotto cute di una sostanza che produce una reazione, da monitorare a casa per tre giorni. Se fosse positiva, va fatta la radiografia al torace, ma questo lo deve decidere il medico".

Si associa all'invito, ridimensionando l'allarme, il questore di Bari, Giorgio Manari: "E' idoneo e opportuno - dichiara - rispettare ciò che un medico e le autorità sanitarie dicono in questo senso". Subito dopo aver ricevuto il referto dell'autopsia, effettuata dal medico legale Francesco Introna, il pm incaricato delle indagini, Francesco Bretone ne ha dato comunicazione alle Asl, come prevede la legge. Immediati è scattata la profilassi nel Cara e nei confronti di chiunque abbia avuto contatti con la giovane donna, anche dopo il decesso. In caso di contagio accertato, la terapia, di tipo farmacologico, è lunga (dai sei ai nove mesi) ma dà il controllo totale della malattia.

Bisogna però, sostengono i medici, tenere più alta l'attenzione su una patologia che, considerata scomparsa, si sta nuovamente manifestando in Italia a causa di due fattori: scarsa prevenzione e l'arrivo di extracomunitari che si portano dietro malattie endemiche nei loro Paesi, come la tubercolosi e l'Aids.

(Mara Chiarelli, "la Repubblica Online", 13 marzo 2009)

giovedì 12 marzo 2009

Pordenone, aggressione in piazza: calci e pugni a disabile gay

PORDENONE - Un uomo di 30 anni, omosessuale, seguito dai servizi sociali del Comune per una lieve disabilità psichica e mentale, è stato aggredito, a calci e pugni, a Pordenone, da tre persone che sono poi fuggite.

La Squadra Mobile della Questura è riuscita comunque a identificarle e le ha denunciate alla magistratura per concorso in violenza privata aggravata. Si tratta di un uomo di 43 anni e di due giovani di 22 e 21 anni. I tre sono stati deferiti in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pordenone per i reati di violenza privata tentata e continuata in concorso, aggravata per aver commesso il reato ai danni di un disabile.

L'episodio è avvenuto la sera del 23 gennaio nella piazza XX settembre, nel centro di Pordenone, ma è stato reso noto oggi dalla polizia, a conclusione delle indagini, durante le quali sono stati sentiti numerosi testimoni.

Secondo gli accertamenti, i tre hanno agito organizzando con precisione l'aggressione. "Volevamo dare una lezione ai froci", hanno detto i tre ai poliziotti nel corso degli interrogatori. Durante il pestaggio, hanno anche ripetutamente apostrofato la vittima con frasi ingiuriose.

martedì 10 marzo 2009

Cosenza, sparizioni e sospetti nella clinica Giovanni XXIII°

SERRA D'AIELLO (COSENZA) - C'è una casa degli orrori sulle montagne calabresi. Dove in tanti scompaiono, dove in troppi muoiono. E' un ricovero per derelitti e ripudiati di ogni specie che è diventata reggia per un prete e discarica umana per chi c'è finito dentro. Truffe, imbrogli, saccheggi e ora, ora anche il sospetto di alcuni omicidi. Donne e uomini che non si trovano più. Qualcuno sta indagando per scoprire che fine hanno fatto in ventisette. Dodici sono spariti, per altri quindici l'ombra di una morte violenta. Il luogo del mistero è Serra D'Aiello, paesino di settecento abitanti aggrappato all'appennino aspro che da Cosenza scende a strapiombo verso il mare di Amantea e la piana di Falerna.

La casa degli orrori è nascosta là sopra, in tre casermoni di pietra grigia incastrati uno dentro l'altro che dieci anni fa davano riparo a 900 degenti e oggi a quasi 300. Giovani e vecchi, malati, invalidi, mutilati, paralitici, matti veri e matti presunti, tutti soli dalla nascita o abbandonati dalle famiglie, molti con un piccolo patrimonio personale che è stato inghiottito nelle casse di una fondazione religiosa. Ma dopo i raggiri alla Regione e le ruberie ai pazienti, i carabinieri stanno cercando di ricostruire le "morti sospette". Da qualche mese il sostituto procuratore di Paola Eugenio Facciolla ha formalizzato un'inchiesta su quei 12 scomparsi e su 15 "possibili omicidi". Poi ci sono almeno altri cento casi di pazienti che hanno subito lesioni gravi. E non solo una volta. Gli investigatori ipotizzano che dentro all'istituto Papa Giovanni XXIII avrebbero fatto sparire uomini e donne per appropriarsi dei loro beni.

Ci sono anche un paio di anonimi arrivati ultimamente in Procura che parlano "di un traffico di organi". Quanto sia vera fino in fondo questa storia lo svelerà il futuro dell'inchiesta giudiziaria, intanto però la storia raccontiamola dall'inizio. Dal luglio del 2007. Dal giorno che don Alfredo Luberto è stato sospeso a divinis dopo cinque mesi di arresti domiciliari.
I finanzieri ci hanno messo dodici ore per fare l'inventario delle "cose" trovate nella bella casa di don Alfredo. Disegni di De Chirico, scatole piene di ori e argenti, preziose stilografiche, una rara collezione di orologi, un leggìo scultura di Giacomo Manzù, mobili di lusso, una sauna e una palestra in mansarda. E ci hanno messo qualche giorno per scoprire che quel prete, presidente dell'istituto Papa Giovanni XXIII - casa di ricovero di proprietà della curia arcivescovile di Cosenza nata "per curare malati cronici o con problemi psichici" - era il ras del manicomio lager dove molti pazienti erano trattati come bestie. Nel silenzio di tutti, nell'omertà di un paese intero.

Lasciati per giorni in mezzo alla sporcizia, le zecche in corsia, epidemie di scabbia, letti sgangherati, coperte che non c'erano, finestre senza vetri, cessi che nessuno puliva mai. All'istituto di Serra D'Aiello, negli anni Novanta quasi duemila dipendenti fatti assumere dai politici di ogni colore della provincia, la Regione Calabria versava per ogni ricoverato una retta giornaliera dai 110 ai 195 euro. Quello che lì dentro spendevano realmente per i malati - l'hanno certificato i periti nominati dalla procura di Paola - andava dagli 8 agli 11 euro al giorno. Gli altri soldi se li tenevano don Alfredo e pochi altri. Succedeva di tutto con il denaro che non arrivava mai a chi doveva arrivare. Cinquanta euro al giorno di contributi regionali per l'"assistenza spirituale" o cinquanta euro al giorno per l'"assistenza religiosa", a volte i malati non avevano però neanche da mangiare. L'accusa ha calcolato che in pochi anni gli amministratori della fondazione si sono impossessati di 13 milioni di finanziamenti e di altri 15 milioni di contributi mai pagati. In un primo momento è stato indagato anche l'ex vescovo di Cosenza Giuseppe Agostino ("Avrebbe dovuto vigilare e invece firmava carte per conferire a don Alfredo il dominio perpetuo sull'istituto Papa Giovanni"), poi il monsignore è uscito incolpevole dalle indagini. A rinvio a giudizio - deciso proprio ieri - andranno in 27 per associazione a delinquere e truffa e appropriazione indebita. Il primo della lista è il "prete dell'Harley Davidson". L'altra passione di don Alfredo: le motociclette americane.

Dopo lo scandalo dei soldi sono saltate fuori le cartelle cliniche taroccate. Centinaia sembravano compilate in fotocopia, tutte uguali. Come le diagnosi. Tutte uguali anche quelle. Per chi aveva problemi alle gambe o per chi aveva problemi alla testa. Altre cartelle cliniche non si sono mai trovate, altre ancora hanno fatto partire le nuove indagini sulle morti sospette. "Ci sono casi di fratture multiple mai trattate", racconta un investigatore. La relazione dei periti e, nel settembre del 2008, l'apertura della nuova inchiesta sugli scomparsi di Serra D'Aiello.

Dal 1997 sono cominciati a svanire nel nulla i primi pazienti. E il primo fra i primi è stato un certo Bruno. Poi è toccato a una donna (il suo nome è ancora top secret), poi a Domenico Antonino Pino. Lui aveva ventinove anni, era rinchiuso al Papa Giovanni da dodici. Una notte dell'estate del 2001 qualcuno è entrato nella stanza dove dormiva e se l'è portato via con la forza. Il suo compagno di ricovero ha riconosciuto due uomini in camice, nessuno gli ha creduto. "E' matto", hanno detto. I parenti di Domenico Pino per anni l'hanno inutilmente cercato. Qualcuno dell'istituto è arrivato a dire "che se n'era andato con le proprie gambe": Domenico era immobilizzato da bambino su una sedia a rotelle. Dopo di lui è scomparso un certo Di Tommaso, poi un certo Pollella, poi un certo Tiano. E un altro e un altro ancora. Fino al dicembre scorso. L'ultimo sparito di Serra D'Aiello è un uomo di 68 anni.

"Lo so anch'io di quest'ultimo scomparso e anche di Domenico Pino", dice il sindaco Antonio Cugliotta. Di scomparsi, solo di scomparsi si parla sottovoce in questi giorni nel paese sulle montagne calabresi. In piazza. Nei vicoli che si inseguono fino ai boschi. Nella strada davanti al Papa Giovanni dove ora i 550 dipendenti, con anni di stipendi arretrati, protestano perché non arrivano più soldi dalla Regione. Dice il proprietario del bar "centrale" Amerino Sendelli: "Vivo qui da prima del 2000, tutti sanno di quelle scomparse e tutti tacciono per paura". Dice Francesco Provenzano, carpentiere: "Tutti hanno paura". Dicono tutti: "Tutti hanno paura". E' il mistero di Serra D'Aiello.

(Attilio Bolzoni con la collaborazione di Anna Maria De Luca, "la Repubblica Online", 10 marzo 2009)

lunedì 9 marzo 2009

nuovo ScaricaBile bla bla bla eccetera eccetera

Pago il mio tributo (oltre a quello che verso sulla carta PostEpay di Prefe ogni due settimane per fargli pubblicare i miei pezzi) a ScaricaBile, la rivista satirica più divertente della blogosfera di Padova.

Questo numero è di ben 26 pagine, ed ospita i soliti personaggi: Prefe, Faina, Coq Baraque e una serie di tizi che tutti si scordano di nominare nonostante facciano ridere, ma hanno i nick troppo complicati, come Telapinder-Q.

Però non prendete il tutto per oro colato, io non ho ancora letto il numero quindi magari Telapinder-Q ha fatto un pezzo orribile.

Telapinder-Q... Te la piji in der cu... HAHAHAHAH

L'ho capita adesso. E sono pure romano.

SCARICABILE NUMERO 11 E' USCITO!

Leggetelo e fatemi "pat pat" sulla testa. Anche un grattino dietro le orecchie è apprezzato.

Saluti dalla Volpe, e buon inizio settimana.

giovedì 5 marzo 2009

genetica nazista

Qualora qualcuno se lo chiedesse, è IMPOSSIBILE determinare la nazionalità di una persona tramite l'analisi del DNA.

Con analisi estremamente accurate si possono trovare molte informazioni che caratterizzano il singolo individuo, ma certo non la nazionalità o l'etnia, che sono concetti che, tra l'altro, dipendono in misura molto più ridotta di quanto non si creda dalle caratteristiche fisiche individuali.

Quello che mi domando è perché debba dirlo io che sono uno stronzo qualunque e non ci sia mezzo giornale che smentisca questa panzana colossale (non ho controllato "il Manifesto", lo ammetto).

lunedì 2 marzo 2009

giovani d'oggi

Saranno i professori ad essere cattivi e malvagi simil-fascisti, sarà forse(?) una vergogna il fatto che sia tornato il voto in condotta, ma a voi non inquieta un po' il fatto che il 72% degli studenti delle superiori abbiano insufficienze al termine del primo quadrimestre, 34'000 dei quali in condotta?

O non è forse una significativa indicazione molto grave che qualcosa non sta funzionando per niente nel rapporto fra genitori e figli, famiglie e scuola, giovani e cultura?
 
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