SORISOLE (Bergamo) - "Duecento euro al mese? Padre, voi siete matto. Io duecento euro li guadagno in una notte". Igor, 12 anni, moldavo, da un anno in Italia, fa avanti e indietro, dalle stradine di Milano intorno a via Trebbia, nei pressi di piazzale Trento, dove si prostituisce, ai centri di accoglienza per minori extracomunitari non accompagnati della Lombardia.
L'ultimo del quale è stato ospite è quello di Sorisole alle porte di Bergamo, il centro Don Milani diretto da don Fausto Resmini, sacerdote, da anni impegnato nell'impossibile recupero di questi ragazzi senza patria e senza famiglia che finiscono in mano a bande di sfruttatori. E come tutti gli altri che sono passati dal centro di Sorisole, anche Igor, dopo un breve incontro con don Fausto, si fa una doccia, consuma un pasto e poi via, torna a Milano dal suo datore di lavoro, un romeno che gestisce un vero e proprio racket di minori.
Igor è, come altri suoi coetanei, molto richiesto da una clientela infame. Gente insospettabile, di tutte le categorie. Di molti di questi bambini stranieri spesso non si sa più nulla. "Alcuni miei compagni che erano fuggiti con me - racconta Igor - non li vedo più da tempo. A me avevano offerto 2000 euro per un rene, ma io ho rifiutato, ho paura. So di qualcuno, invece, che avrebbe accettato. Uno è stato portato via una coppia di persone che sembravano per bene: in cambio di un rene gli hanno promesso un futuro, una casa, e lui è andato".
Così Igor torna in pista, al lavoro. In strada ci scende solo quando è a corto di clienti, quasi sempre il contatto avviene direttamente tra loro ed il suo sfruttatore che fissa gli appuntamenti e la tariffa, mai sotto i 50 euro. "Io non posso fare nulla - dice rassegnato don Fausto - questi ragazzini è come se avessero 18 anni, ragionano da grandi, hanno le idee molto chiare e pur essendo consapevoli di essere in mano a sfruttatori, continuano a cercarli nella speranza che prima o poi possano sganciarsi dal giro e lavorare in proprio. Ancora più triste è il fatto che anche i loro familiari, in Romania, in Moldavia, pur sapendo che vita fanno, li incoraggiano a rimanere in Italia. Sono stato testimone di molte conversazioni telefoniche tra questi ragazzi e le loro madri. E quando dico loro che qui potrebbero studiare, ottenere il permesso di soggiorno, un lavoro ed anche un piccolo mensile di 150-200 euro al mese, mi ridono in faccia e vanno via subito. Sono ragazzini molto decisi che hanno soltanto due obiettivi da raggiungere: soldi e vestiti griffati".
Rintracciare Igor e quelli del suo giro non è stato semplice ma alla fine, dopo giorni di attesa, un contatto ci dirotta verso via Trebbia dove poco dopo le 2 di notte cominciano a girare ragazzini, adulti, omosessuali e trans. Un popolo di disperati. Individuiamo Igor quando il ragazzino scende da una Fiat Punto con a bordo una coppia con la quale si era allontanato qualche ora prima. "Anche se sei un poliziotto non puoi fare nulla perché io sono minorenne, al massimo puoi portarmi in un centro di accoglienza per minori, perché io ho 12 anni".
Quando spieghiamo che non siamo poliziotti, Igor comincia a parlare. "Io prendo 50 euro, per fare "maniglia" (masturbazione, ndr) per altro un po' di più". Poi racconta la sua storia, simile a quella di centinaia di bambini clandestini che poi diventano fantasmi. "Sono arrivato un anno fa dalla Moldavia, con altri amici della mia stessa età. Avevamo un contatto, altri amici che erano arrivati a Milano prima di noi e che ci hanno affidati a un romeno. L'accordo è che lavoriamo per lui per qualche tempo, poi ci mettiamo in proprio e così cominciamo a guadagnare e ad inviare soldi anche a casa".
Igor è ancora "sotto padrone". L'uomo che gestisce il racket preleva tutti gli incassi e gli dà soltanto da dormire e da mangiare. "Ma sono sicuro che molto presto mi lascerà andare e farò per conto mio, così come hanno già fatto altri ragazzi arrivati qui prima di me". In quella via del sesso a pagamento, ma anche in piazza Trento, piazzale Lotto e nei pressi del mercato ortofrutticolo e del pesce, non c'è concorrenza tra questi disperati. "Ognuno ha i suoi clienti che hanno gusti diversi e quindi - racconta Igor - non c'è nessun problema tra noi. Anzi ci proteggiamo a vicenda. Chi resta in strada prende sempre il numero di targa del cliente che va via con uno di noi, perché non si sa mai quel che può accadere...".
E che tra questi disgraziati ci sia tanta solidarietà lo testimonia il capannello che piano piano comincia a formarsi attorno a noi. Qualcuno minaccia: "Non vi azzardate a fare fotografie perché vi massacriamo".
Poi, una volta rassicurati, anche loro iniziano a raccontare. "Molti dei nostri connazionali, ragazzi come me - afferma uno che dall'aspetto dimostra 13-14 anni e che dice di essere marocchino e di chiamarsi Hamed - spacciano, rubano e fanno anche rapine. Noi, invece, abbiamo scelto di fare questo lavoro, non diamo fastidio a nessuno, accontentiamo i clienti che ci pagano anche bene. A volte con un solo cliente, quando vuole cose particolari, riusciamo a guadagnare quanto guadagneremmo con cinque o sei incontri". Poi cominciano ad allargarsi un po' e fanno a gara per rivelare i nomi di clienti importanti. "Avete presente quel tizio che si vede in televisione e che fa.... Bene quello viene sempre. Ma ce ne sono tanti altri che neanche vi immaginate...".
Poi il nostro contatto, sottovoce, ci consiglia di andare via: "Tra poco arriveranno altri, alcuni sono scoppiati, schizzati proprio e potrebbe accadere qualcosa di spiacevole". Lasciamo quel mercato di bambini fantasma. Qualcuno tenta di ribellarsi e, come testimonia una telefonata intercettata dal nucleo investigativo telematico di Siracusa, sul cellulare di un pedofilo, chiede aiuto: "Mamma dì a Fanel - dice un bambino alla madre chiedendo di fare intervenire il fratello che vive in Romania - che venga in Italia ad aiutarmi. Non ne posso più, Pepe (lo sfruttatore ndr) mi picchia tutte le sere e mi prende tutti i soldi che guadagno. Fa qualcosa mamma..."
Francesco Viviano, "la Repubblica Online", 1 febbraio 2009
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