sabato 8 agosto 2009

Vendola, lettera ai magistrati

"L'amore per la verità non mi consente più di tacere. Ho l'impressione di assistere a un paradossale capovolgimento logico per il quale i briganti prendono il posto dei galantuomini e viceversa". Inizia così la lettera che il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, ha inviato al sostituto procuratore della Dda di Bari, Desiree Di Geronimo, che coordina una delle inchieste della Procura barese su un presunto intreccio politica-appalti nel settore della Sanità regionale.
Nichi Vendola

Nichi Vendola continua così: "Io ho la buona e piena coscienza non solo di non aver mai commesso alcun illecito nella mia vita -scrive Vendola - ma viceversa di aver dedicato tutte le mie energie a battaglie di giustizia e legalità. 'Nichi il puro' titola Panorama per stigmatizzare le mie presunte relazioni con un imprenditore che non conosco e a cui ho chiuso, dopo trent'anni, una discarica considerata un autentico eco-mostro (stupefacente notare che "L'Espresso" pubblica un articolo fotocopia del rotocalco rivale: sarebbe carino indagare sul calco diffamatorio che origina questa singolare sintonia di scrittura!). In effetti mi considero un puro: e non rinuncio ad aver fiducia nel genere umano e a credere che la giustizia debba alla fine trionfare. In questi anni di governo ogni volta che ne ho ravvisato la necessità ho adottato provvedimenti tanto tempestivi quanto drastici a tutela delle istituzioni: sono fatti noti, che fanno la differenza tra il presente e il passato. Ma la sua indagine, dott.ssa Degironimo, sta diventando, suo malgrado, lo strumento di una campagna politica e mediatica che mira a colpire la mia persona pur non essendo io accusato di nulla. Per antico rispetto verso la magistratura e verso di lei ho evitato, in queste settimane, di reagire alla girandola di anomalie con le quali si coltiva un'inchiesta la cui efficacia si può misurare esclusivamente sui tg".

"La prima anomalia - evidenzia il presidente della Regione Puglia - è che lei non abbia sentito il dovere di astenersi, per la ovvia e nota considerazione che la sua rete di amici e parenti le impedisce di svolgere con obiettività questa specifica inchiesta. La seconda anomalia riguarda l'aver trattenuto sotto la competenza della Procura Antimafia una mole di carte che hanno attinenza con eventuali profili di illiceità nella Pubblica Amministrazione. La terza riguarda l'acquisizione di atti che costituiscono il processo di gestazione di alcune leggi, come se le leggi fossero sindacabili dall'autorità inquirente. La quarta riguarda la incredibile e permanente spettacolarizzazione dell'inchiesta: che si svolge, in ogni suo momento, a microfoni aperti e sotto i riflettori. Così per la mia convocazione in Procura. Così per l'inaudita acquisizione dei bilanci di alcuni partiti e addirittura di alcune liste elettorali".

"Il polverone - conclude Vendola - si è mangiato i fatti: quelli circostanziati legati al cosiddetto sistema Tarantini: e nella festosa scena abitata da questo imprenditore io, a differenza persino di alcuni magistrati, non ho mai messo piede. Lei è così presa dalla sua inchiesta che forse non si è accorta di
come essa clamorosamente precipita fuori dal recinto della giurisdizione: sono diventato io, la mia immagine, la mia storia, la posta in gioco di questa ignobile partita. Non dico altro. Il dolore lo può intuire. Qualcuno sta costruendo scientificamente la mia morte. Per me che amo disperatamente la
vita è difficile non reagire. Le chiedo solo di riflettere su queste scarne parole".

LE REAZIONI

MAURIZIO GASPARRI

"L'orripilante lettera di Nichi Vendola alla magistratura che sta indagando sulle malefatte della Regione Puglia rappresenta un chiaro atto di intimidazione mafiosa. Si richiamano legami e parentele, di fatto minacciando un magistrato coraggioso che sta rompendo il muro di omerta' che per troppo tempo ha impedito che le iniziative di Tedesco e di altri collaboratori di Nichi Vendola fossero finalmente analizzate nella loro inquietante realta'. Vendola minaccia, reagisce dimenticandosi lo spirito giustizialista che ne ha sempre caratterizzato l'azione. E dimentica anche che di parentele nella procura di Bari ce ne sono altre. Quella ad esempio riconducibile al Sen. Carofiglio. C'e' un magistrato a Bari che si dovrebbe occupare della pubblica amministrazione ed e' moglie di un senatore del Partito Democratico. Di questo enorme conflitto di interesse Vendola non ha nulla da dire? La sua lettera e' veramente un atto inquietante di minaccia alla magistratura. Cosa hanno da dire tutti gli esponenti della sinistra del Csm che insorgono ogni qual volta c'e' qualche polemica sulla giustizia che riguarda il centrodestra? Resteranno in silenzio come schiavi di fronte a questo intollerabile atto di minaccia mafiosa contro la magistratura? Si vada avanti. Si scoperchi questa orrenda pentola. Ed e' incredibile, anzi, che mentre altri amministratori locali per molto meno siano stati immediatamente indagati in base al famoso principio del non poter non sapere, Vendola sfugga alle sue responsabilita' e si permetta, addirittura, di scrivere lettere di questa natura che rappresentano un ulteriore capitolo di vergogna per la sinistra italiana. Una lettera ancora dovrebbe scrivere. Quella di dimissioni e di scuse ai cittadini della Puglia da lui tartassati e devastati". Lo afferma il Presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri.

RAFFAELE FITTO

"Bel coraggio intimidire un magistrato in questi giorni in cui, vedi caso, l'Associazione Nazionale Magistrati e' in ferie e in ferie anche i magistrati del Pd che, pro tempore, siedono nell'aula del Senato! Confido che l'una e gli altri non si distraggano in un momento tanto delicato e di fronte ad un a attacco frontale di tale inusuale portata. Visto che di recente si sono scandalizzati per molto meno". Lo ha dichiarato il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, in riferimento alla lettera inviata dal presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, al sostituto procuratore della DDA di Bari, DEsiree Digeronimo, che coordina una delle 4 indagini avviate dalla Procura di Bari su un presunto intreccio politica-appalti nella Sanita' pugliese. "Nel difficile rapporto tra politica e magistratura non si era mai arrivati a tanto- prosegue il ministro- per un verso all'asserzione della propria pretesa di purezza e, di fatto, della propria intangibilita' e per l'altro all'aggressione nei confronti di un magistrato che, peraltro, non sembra essersi segnalato per i consueti eccessi di protagonismo tanto frequenti in quell'ambiente. Quando si fa un uso tanto spregiudicato persino di pesanti allusioni e' evidente che si punta a ledere l'immagine e la serenita' di chi sta svolgendo indagini delicatissime se non a indurlo ad astenersi, a togliersi di mezzo". "Certo e' facile che, dopo aver fatto tintinnare manette per gli avversari politici, avere condotto l'ultima campagna elettorale all'insegna del gossip mediatico giudiziario piu' sfrenato e aver affermato la propria assoluta non indagabilita', i nervi saltino e si finisca con l'aggredire chi sta svolgendo il proprio lavoro. Se anomalie sono ravvisabili esistono tutti i mezzi e le sedi istituzionali per chiarirle. Lo dico -prosegue Fitto- per personale esperienza che ho sempre tenuto a mantenere, pur nella durezza delle posizioni, in un ambito di strettissima correttezza istituzionale. Auguro a Vendola di conservare per via di diritto e di fatto la sua non indagabilita' ma chi riveste un ruolo istituzionale dovrebbe mantenere i nervi saldi e risparmiare a tutti, all'istituzione che rappresenta soprattutto, un comportamento tanto penoso".

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