sabato 15 agosto 2009

il capitalismo totalitario e il futuro del socialismo (parte seconda: dove andare)

Fatte tutte queste considerazioni, viene da chiedersi: ma c'è ancora bisogno della sinistra in Europa? E in questo caso, quale dovrebbe essere il futuro della sinistra oggi? Di cosa si dovrebbe occupare?

La risposta è più semplice di quello che sembra: la sinistra vede il suo scopo futuro nella difesa dello stato sociale e dei diritti sindacali. E' ancora una volta proveniente dal passato la parola chiave che mostra la via: internazionalismo.

A seguito del crollo del comunismo e dell'apertura dei mercati, multinazionali e imprese hanno provato a trasferire quanto più possibile il lavoro nei paesi in via di sviluppo. Infatti lo stato sociale, con quello che comporta a livello di tasse e contributi, ha oggigiorno un ruolo preponderante nei costi, e proprio per questo motivo all'impresa, per massimizzare i profitti, conviene spostarsi in paesi nei quali i diritti sindacali sono pressoché assenti.

Contemporaneamente, in Europa imprenditori e multinazionali premono sulla politica perché smantelli lo stato sociale, in modo che il Primo Mondo torni competitivo con il Terzo. Manna dal cielo per le destre liberiste e ultraconservatrici; mentre le sinistre tacciono sbigottite, come una mosca che sbatta contro il vetro di una finestra mentre la finestra successiva è aperta, spalancata.

Mi resta difficoltoso immaginare il motivo che ha portato le sinistre all'incapacità di formulare il più semplice dei concetti: portare i diritti sindacali e lo stato sociale ai paesi e ai lavoratori che non ce li hanno. I modi per raggiungere questo risultato devono essere studiati, ma indubbiamente passano per: un diritto sindacale internazionale, regole dello stato sociale condivise dai paesi che si scambiano le merci, e sicuramente il concordare una tabella di marcia che porti i paesi privi di welfare a paesi in linea con le conquiste sindacali e sociali dell'Europa occidentale. Questo punto è fondamentale per consentire un progressivo allineamento, senza distruggere le economie di tali paesi, dato che mettere loro un embargo a meno che non abbraccino le nostre leggi sociali domani sarebbe una condanna a morte economica. Una tabella progressiva garantirebbe invece la convenienza degli investimenti per almeno una certa parte di industrie e multinazionali, e la possibilità di costruire un'impresa e una economia locali. Un piano ventennale, per esempio, potrebbe essere studiato e imposto. Esportare la democrazia esportando diritti con il "ricatto" dell'economia - molto meglio che esportarla con le armi. E senza neanche danneggiare le imprese: una volta che embarghi, sanzioni, libertà di esportare e regole per l'impresa fossero ben funzionanti, e si andasse verso un regime economico internazionale ben regolato, non ci sarebbe bisogno di tagliare i diritti e lo stato sociale per migliorare la propria posizione economica, dato che tutte le imprese del settore sarebbero "colpite" allo stesso modo. Si avrebbe invece una condizione di partenza "uguale" nella quale il miglior prodotto (e di conseguenza il miglior imprenditore) avrebbe la meglio - il che dovrebbe essere perfettamente in linea con quanto auspicato dagli economisti di scuola liberista. Regole uguali per tutti entro le quali muoversi.

E' chiaro che non si tratta di un obiettivo facilmente perseguibile; ma intanto siamo favoriti dall'esistenza dell'Europa Unita. Tutti i gruppi socialisti e massimalisti presenti in Europa dovrebbero avere questo obiettivo condiviso, partendo innanzitutto dall'omogenizzazione dello stato sociale europeo, dai diritti di tutti i cittadini europei. Ci sono numerose altre battaglie che si possono combattere, e non si devono dimenticare quelle dei diritti civili; ma la bandiera dell'internazionalismo laburista non solo può ancora sventolare, ma deve, se si vuole avere una speranza di portare una qualche forma credibile di alternativa democratica e di giustizia al mondo capitalista nel quale viviamo.

1 commento:

Raffaele ha detto...

Noto con piacere che partendo da considerazioni completamente diverse (e molto interessanti, quali quelle sul capitalismo totalitarista) sei giunto a conclusioni molto simili alle mie.

 
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