venerdì 25 febbraio 2011

il ritorno di fiamma

(di Vittorio Zucconi, da qui)

Allo stolto governo che finge di governarci, e a chi gli regge il moccolo, preoccupato di evitare la minaccia (reale) del fondamentalismo religioso in luogo dei pestiferi regimi arabi, varrebbe la pena di rammentare che tra i non secondari progenitori di questo pericolo ci siamo noi, l’Occidente dispensatore di libertà e di civilissimi governi.

Il cosiddetto Medio Oriente, o Vicino Oriente come altri lo chiamano, forzando appena un pochino la geografia visto che la Mezzaluna araba comincia dall’Oceano Atlantico e dal Marocco che si trova sulla longitudine dell’Irlanda, non proprio in Oriente, è stato per decenni il retrobottega dei giochi di potere e degli interessi europei che hanno creato e disfatto colonie, riserve di caccia, regimi e governi marionetta, primo fra tutti quella della famiglia Saud, sulle rovine dell’Impero Turco.

Il “trono del Pavone” in Iran fu costruito dai servizi anglo americani per liberarsi dello scomodo Mossadeq, presidente eletto, ma colpevole di avere nazionalizzato la Anglo-Iranian Oil Company: poi sarebbe stato un po’ difficile aspettarsi che le piazze in rivolta contro Rheza Palhavi si fossero scoperte filo americane o filo inglesi. E forse qualcuno ricorderà che l’insurrezione e la guerriglia dei Mujahidin in Afghanistan, Osama incluso, fu generosamente finanziata e aiutata da Washington in funzione anti sovietica, nel grande gioco della Guerra Fredda condotto sullo “scacchiere” mondiale.

In gergo spionistico americano questo si chiama “blow back”, il ritorno di fiamma che colpisce chi ha appiccato l’incendo. La furia pan islamica e anti occidentale dell’estremismo nei panni religiosi, diretta contro dittatori e despoti puntellati e finanziati da noi, non nasce perchè una mattina un fanatico si sveglia e comincia a sbraitare agitando il Quran, non essendoci mai stata scarsità di fanatici predicatori e profeti da quelle parti e non da ieri.

Tutto questo non rende meno pericoloso il fondamentalismo jihadista nè assolve i massacratori . Ma può aiutarci a capire che occorre fare molta attenzione e pesare le parole prima di sparare formule e slogan faciloni da Leghisti in libera uscita, da ministro che non sa quel che si dice o da teste urlanti per talk show televisivi, ma hanno ben altro suono quando vengono ascoltati da chi sta cercando di evitare i proiettili di assassini a pagamento, magari arrivati dalla cristianissima Europa, come si dice in Libia.

Mentre qualcuno ancora evoca la battaglia di Lepanto (1571) appena 70 anni or sono, quando tanti dei nostri dirigenti politici erano già nati o grandicelli, armate tedesche, inglesi, italiane se le suonavano di santa ragione a carrarmatate in casa loro, lungo le coste del Nord Africa, per contendersi territori che non appartenevano nè a tedeschi, nè a inglesi, nè a italiani. In “Medio Oriente” noi europei e americani abbiamo una lunga e poco gloriosa tradizione nel metterci sempre dalla parte sbagliata della storia per interessi nostri. E poi di lamentarci quando movimenti nazionalisti o integralisti, guarda caso, si alzano e ce l’hanno con noi.

E’ oggi, in queste ore, che si stanno creando i rapporti futuri fra noi e chi prenderà il posto dei Mubarak e dei Gheddafi. E non saranno i Ghedini, i Longo, gli Alfano e gli azzeccarbugli a salvarci se ci metteremo ancora una volta dalla parte sbagliata.
 
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