lunedì 1 febbraio 2010

Rimasto senza lavoro si da fuoco, muore a Bergamo

BERGAMO - Si è ucciso dopo aver perso il lavoro, scegliendo un modo atroce: Sergio Marra, 36 anni, l'operaio bergamasco che ieri mattina si era cosparso di benzina, dandosi fuoco a Brembate (Bergamo), è morto all'alba di oggi nel Centro grandi ustionati di Verona, dov'era stato ricoverato in fin di vita. La perdita del posto l'avrebbe spinto a farla finita.

Marra viveva a Bergamo insieme con la moglie. Fino allo scorso novembre aveva lavorato come operaio in una piccola azienda di Zingonia (Bergamo), che poi è fallita, costringendolo a casa. Restare senza lavoro lo ha distrutto, facendolo entrare in in depressione.

Ieri mattina, verso le 10, Marra ha raggiunto in auto la zona industriale di Brembate. Si è fermato nei pressi di un cavalcavia vicino all'autostrada, è sceso dall'abitacolo e ha afferrato una tanica di benzina. Poi se l'è rovesciata addosso e si è dato fuoco. Alla scena hanno assistito due artigiani che hanno cercato invano di spegnere le fiamme con una giacca. Poi è intervenuta una donna che stava passando in auto. Dalla vettura ha preso l'estintore e ha spento le fiamme. Ma non è servito. I medici hanno rianimato l'operaio e lo hanno portato agli Ospedali Riuniti di Bergamo, da dove poi è stato trasferito in elicottero a Verona. Le sue condizioni erano disperate, con gravi ustioni su oltre il 95% del corpo. L'uomo non avrebbe lasciato alcun messaggio, ma sulle cause che lo hanno spinto al gesto pare che non ci siano dubbi.

Marra viveva a Bergamo con la moglie, in un condominio di via Pizzo Recastello, nel quartiere di Boccaleone, dove non era molto conosciuto. I vicini di casa lo ricordano come una persona estremamente schiva. Sulla tragedia è intervenuto anche il segretario della Cgil di Bergamo, Luigi Bresciani, che ha parlato di una "inadeguatezza della società e dello stesso sindacato". "Purtroppo ci aspettano mesi sempre più difficili - ha detto Bresciani - occorre pensare che la gente non deve essere lasciata sola. E' importante creare una rete di solidarietà e di aiuto alle famiglie in difficoltà. E questa è una responsabilità delle istituzioni, della politica e dello stesso sindacato. La morte di questo operaio è un segnale che non va sottovalutato. La situazione è pesante e trovo irresponsabile chi sostiene che ormai siamo fuori dalla crisi".

("la Repubblica", 31 gennaio 2010)

6 commenti:

Ernest ha detto...

Una tragedia che come al solito passerà inosservata, una vergogna per un paese dove c'è gente che sostiene che la crisi è solo un'invenzione

Alessandro Tauro ha detto...

Quando ho letto la notizia, nelle prime apparizioni sulla stampa on-line, una cosa è riuscita a raggelarmi più della notizia stessa: il pensiero che l'uomo che ha compiuto un gesto di questo tipo non fosse una persona con disturbi mentali, l'idea che la vittima non fosse nemmeno incline ad atteggiamenti depressivi al limite dell'autolesionismo.
Ho pensato per un attimo che potesse trattarsi di un gesto di "lucidissima" disperazione. E che, di conseguenza, potesse essere un episodio tutt'altro che "singolare".

Il brutto è che la realtà che mi circonda non mi sembra sia così in grado di smentire questa elucubrazione mentale del tutto improvvisata...

SCIUSCIA ha detto...

La crisi è finita. Per Marra.

Lario3 ha detto...

.

Oddio, mi dispiace proprio tanto! Che modo orrendo di morire :-(

Grazie mille per il commento, CIAO!!!

Calzino ha detto...

Di fronte a queste cose cosa può dire la dignità umana? Eh?

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Se si perde ogni speranza non é detto che tutti decidano di continuare lo stesso a vivere.

E lu non aveva più speranze. E la crisi esiste eccome.

 
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