Equiparare per uomini e donne l'età per andare in pensione, e alzarla per tutti a 65 anni: la nuova iniziativa dell'instancabile ministro Brunetta, già noto per le sue campagne contro i fannulloni dell'amministrazione pubblica, ha subito suscitato forti reazioni.
Brunetta sostiene che si possa ottenere un grosso vantaggio dall'innalzamento dell'età pensionistica; come affermato da Red Oppar nella sua brillante interpretazione del pensiero del ministro, "aumentiamo l'occupazione facendo lavorare i vecchi" fino a sessantamila anni, perché se nessuno va mai in pensione non si perdono posti di lavoro!
E' evidente a chiunque che questa affermazione può essere accettata solo da qualcuno in preda a gravi forme di demenza senile (oppure da un lettore di "Libero" particolarmente stupido); il vero obiettivo di Brunetta, e non solo di Brunetta, è quello di scaricare il peso del sistema pensionistico dallo Stato alle famiglie.
Come si legge fra le righe della sua intervista di oggi a "la Repubblica", il vero obiettivo del ministro è infatti il sistema delle pensioni. Il problema delle pensioni è in effetti molto grave in tutta Europa (un caso molto simile al nostro è quello tedesco): il deciso calo della natalità e la crescente difficoltà a trovare il famoso "posto fisso" hanno innescato un meccanismo perverso per cui, molto semplicemente, il sistema del welfare europeo è inadeguato, basato com'è su quella che era l'economia degli anni sessanta, tutti in fabbrica o assunti dallo Stato per 30 anni con lo stesso lavoro.
La ricetta di Brunetta quindi equivale più o meno a impedire alle persone di andare in pensione. In questo modo, anche se i giovani non troveranno lavoro, dato che in Italia non esistono sussidi di disoccupazione, si possono risparmiare molti soldi dello Stato. Che i giovani stiano 1000 anni all'università o a carico di genitori che lavoreranno fino a 60'000 anni non ha importanza: sono soldi delle famiglie, non dello Stato.
Che piaccia o meno il trucco di Brunetta (e a me non piacciono), esso rappresenta la presa di coscienza (e in realtà anche, per quanto antipatica, una possibile soluzione) di un problema, di una necessità di cambiamento che non si può più negare, e che soprattutto non possono più negare le varie sinistre europee. Le sconfitte di Blair/Brown in Inghilterra, di Schroeder in Germania, della Royale in Francia, di Veltroni in Italia, sorgono anche da qui: come per l'immigrazione e la globalizzazione, c'è bisogno di un pensiero critico e innovativo. Si sa bene in che modo le destre, da Sarkozy a Tremonti, affrontino queste problematiche; ma se non le si affrontano, è inevitabile che le destre in Europa continuino a vincere. Sperare in una crisi economica mondiale o in Obama per cambiare il corso delle cose è rispettivamente irresponsabile e infantile.
Buon lunedì.
(15.12.08)
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3 commenti:
scusa se tralascio l'argomento.
Ma , volpe, questo è il tuo blog?
Io pensavo ci fosse solo quello di bergen!
hahahah
no no, sono entrambi miei ^^
ho fatto uno "split" perché i miei amici si lamentavano che sul blog di Bergen parlavo solo di politica ^^
ah se vuoi aggiungerlo nei link di scaricabile, aggiungi questo ^^
sarà fatto
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