UDINE. È cominciato tutto con una battuta a un compagno di classe: «Vuoi vedermi nuda? Chiedimelo e sarai accontentato con un mms. In cambio? Qualche regalo, magari una ricarica telefonica». È iniziato tutto meno di un anno fa in una scuola media della zona collinare. Era la scorsa estate, poco prima dell’ultimo anno di scuola, quello che porta agli esami. E gli mms, partiti dal cellulare di una ragazzina di tredici anni, si sono moltiplicati: dai compagni di classe agli amici degli amici. E oltre agli mms si sono aggiunti anche video, tutti di carattere pornografico. Durata, nemmeno un minuto. Un giro vorticoso interrotto ieri mattina dai carabinieri della Compagnia di Tolmezzo e del Comando Provinciale di Udine con la perquisizione nelle case di 34 persone, ventinove delle quali minorenni: tutte ora sono indagate per produzione e detenzione di materiale pedopornografico.
I militari dell’Arma tenevano sotto controllo decine di telefoni da mesi, ieri sono entrati nelle case dei ragazzi, hanno visto i volti dei loro genitori, caduti dalle nuvole, letteralmente sbiancarsi. Tutti caduti dalle nuvole, convinti dell’innocenza di quei continui trilli dei telefonini: si sono invece dovuti ricredere davanti ai decreti di perquisizione firmati dal Procuratore della repubblica presso il Tribunale dei minori di Trieste, Dario Grohmann, e, per quanto concerne i cinque maggiorenni al momento coinvolti nell’inchiesta, dal Procuratore della Repubblica di Tolmezzo, Giancarlo Buonocore.
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In genere la ragazzina non si mostrava in volto, ma il contenuto dei messaggi era inequivocabile. E presto, come detto, la “rete” si era allargata con il passaparola tra amici e parenti a tutta la provincia di Udine fino anche a Padova, dove i carabinieri si sono spinti ieri mattina per alcune perquisizioni.
Le richieste, molto esplicite, fioccavano. La ragazzina, minore di 14 anni e quindi non imputabile per la legge, soddisfava le richieste e chiedeva in cambio piccole ricariche telefoniche e anche regali. «Cose utili a una ragazzina» dicono gli inquirenti, che, proprio per tutelare i minori finiti evidentemente in una cosa molto più grande di loro, non vogliono entrare nei dettagli. Facile pensare comunque ad abiti, scarpe, trucchi, accessori.
Tutto fino a qualche giorno fa quando i carabinieri hanno deciso di intervenire viso che ormai i contorni della vicenda erano fin troppo chiari per aspettare: quella trentina di ragazzi aveva subito bisogno di aiuto.
(il Messaggero Veneto, 14 aprile 2010)
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5 commenti:
Scommettiamo che la ragazzina farà carriera in politica? ;-)
Il lato comico è che lei non sarà imputabile, mentre quegli altri sfigati sì.
Sciuscia che vuoi imputare una ragazzina di 13 anni? Perché scaricare sempre la colpa sulle vittime mentre assistiamo al continuo bombardamento mediatico che incita all' abuso del corpo femminile e alla pedofilia?
A proposito di bambine a Udine, ti segnalo la notizia della piccola musulmana morta contro la cui sepoltura nel cimitero cittadino si è mobilitata la popolazione, istigata da Lega, PdL e Chiesa cattolica locale... Ne parliamo nel nostro blog (La Lega Nord non mangia i bambini, li uccide e basta (e infierisce pure sui loro cadaveri)).
Non è che voglia imputarla, è solo che mi fa ridere la cosa.
In questa storia non ci sono vittime e carnefici, solo una trentina di coglioni.
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