Presa a schiaffi perché troppo bella: ragazze aggrediscono studentessaROMA - Sei studentesse hanno approfittato della festa di fine anno per aggredire la più bella della scuola. E' avvenuto questa mattina davanti al liceo artistico Mario Mafai di via dell'Oceano Indiano nel quartiere Eur di Roma.
Sei ragazze hanno insultato e picchiato una loro compagna di 16 anni, perché "gelosa e troppo carina", mentre gli altri studenti festeggiavano la fine delle lezioni con i consueti lanci di gavettoni e di uova. La giovane vittima è stata medicata successivamente al pronto soccorso dell'ospedale Sant'Eugenio,
i medici le hanno riscontrato delle escoriazioni a una spalla giudicate
guaribili in 4 giorni.
I carabinieri della compagnia Eur, per ora hanno identificato e denunciato due delle responsabili dell'aggressione, si tratta di due quindicenni, denunciandole per lesioni personali. Sono in corso le indagini per identificare le altre quattro del gruppo.
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7 giugno 2008)
Bimbo ferito tra la folla a Melito: "Tra i presenti trionfa l'omertà" MELITO PORTO SALVO - Ha sparato in mezzo a centinaia di persone, ma nessuno ha visto niente. Non ci sono testimonianze nel fascicolo aperto dopo l'agguato di venerdì pomeriggio a Melito Porto Salvo.
Neppure una telefonata anonima. Certo, i carabinieri hanno una pista precisa, ma non grazie ai tanti presenti alla sparatoria. Il killer che ha fatto fuoco alla festa dei bambini dell'asilo, ferendone uno di tre anni in maniera grave e colpendo ad una gamba Francesco Borrello (obiettivo dell'agguato), avrebbe le ore contate. Tuttavia gli investigatori non hanno potuto contare su alcuna testimonianza. Troppa paura tra le gente di Melito, omertà. C'erano un sacco di persone alla recita di fine anno della scuola, e lo stesso sul lungomare. Nessuno ha però collaborato.
"E' vero - ammette il colonnello Leonardo Alestra, comandante provinciale dell'Arma - non ci sono testimonianze, non ci hanno aiutato". Spiega ancora: "Se questo è comprensibile per un genitore che in certi momenti pensa solo a proteggere i propri figli, lo è di meno per le persone che, presumibilmente, passeggiavano sul lungomare". Il tono dell'ufficiale è pacato. Sa che in certe realtà è difficile "parlare".
Chi collabora non ha vita facile, è marchiato. Qualche sfogo è possibile coglierlo invece tra gli investigatori del posto: "Lo prendiamo lo stesso, non c'è problema.
Ma è una vergogna che nessuno abbia pensato di aiutarci, neppure informalmente".
Chi ha sparato tra i bambini non ha ancora ufficialmente un volto. Dopo una prima ricostruzione i carabinieri hanno messo nero su bianco la dinamica dei fatti. Alle 18,45 un uomo alto e magro è piombato sul suo obiettivo in sella ad uno scooter nero. Un casco integrale a proteggere il viso.
Ha estratto la pistola, una 7,65, ed esploso cinque colpi. Uno ha colpito alla gamba Borrello, un altro un bambino, in faccia. La vittima predestinata ha schivato i colpi e tentato una reazione. Ha sorpreso il killer, che fuggendo ha lasciato cadere la pistola.
Il bambino ferito, ricoverato in rianimazione all'ospedale di Reggio Calabria, "non è in imminente pericolo di vita". La prognosi resta riservata, ma gli accertamenti hanno stabilito che il proiettile ancora conficcato alla base della nuca non ha provocato danni al cervello, né compromesso organi vitali.
Dall'ospedale la mamma Stefania Gurnari ha invitato l'autore della sparatoria a costituirsi: "Se hai una coscienza, non devi avere paura della giustizia terrena ma di quella divina". Aggiungendo: "Questo animale se vuole dimostrare di essere un uomo si deve presentare alla giustizia ed assumersi le sue responsabilità". Sul fronte delle indagini, gli inquirenti puntano molto sui rilievi fatti dal Ris di Messina. Oltre all'arma del killer gli esperti stanno analizzando anche le tracce sullo scooter, trovato abbandonato poco lontano, ma soprattutto sul casco lasciato cadere vicino alla moto.
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Giuseppe Baldessarro, 8 giugno 2008)