VITERBO - "In meno di cinque minuti mi sono travata a casa sua, a Rignano Flaminio, sul letto. Lui mi ha strappato la manica destra del maglione, i jeans e le calze. Ho cercato di difendermi. Ricordo solo il mio malessere". E' quanto ha scritto nel suo diario, il 17 gennaio 2006, la ragazza di 19 anni, sudamericana, residente a Montefiascone, in provincia di Viterbo, morta suicida nel novembre 2009 in un istituto di accoglienza dove si era rifugiata dopo l'ennesima lite con i genitori. Il suicidio era stato archiviato come un gesto scaturito dalla fine di una storia d'amore con un coetaneo. Invece dietro quel gesto disperato potrebbe nascondersi una storia di violenze sessuali, almeno due, e mai denunciate per vergogna o, forse, per paura.
A gettare una nuova, inquietante, luce sul caso è stato il diario della giovane, riprodotto allo scanner su un Cd, che pochi giorni fa, una mano ignota, ha fatto recapitare per posta ai genitori. Diario che dopo il suicidio era stato cercato invano sia dai familiari che dagli agenti della squadra mobile di Viterbo per tentare di dare una motivazione al suo gesto. In due pagine, la ragazza descrive minuziosamente due stupri che ha subito da parte di un suo conoscente, residente a Rignano Flaminio, a nord di Roma, paese nel quale viveva anche lei prima di trasferirsi a Montefiascone con i familiari. Il primo stupro era avvenuto in casa dello stesso conoscente e il secondo in un bagno pubblico a Viterbo.
"Mi sentivo male e mi sono recata in un bagno pubblico di Viterbo - scrive qualche settimana dopo la prima violenza subita - Ho vomitato. Poi è entrato lui (lo stesso giovane residente a Rignano Flaminio, ndr) ed è successo come la prima volta, ma è stato più brutale e doloroso. Ero terrorizzata al pensiero di essere rimasta incinta di quell'essere e mi sono rivolta all'assistente sociale di Villa Buon Respiro (una casa di cura di Viterbo), la quale mi ha fatto comprare un test di gravidanza che abbiamo fatto insieme. E' comparsa solo una riga rossa. Quindi era negativo. Non le ho detto quanto era accaduto. Non l'ho detto a nessuno. Anche a mia madre ho solo detto che mi ero sentita male".
Più avanti, la diciannovenne, definita bellissima dai suoi amici, descrive le difficoltà che non le hanno permesso di vivere con serenità la storia d'amore con il ragazzo che successivamente aveva conosciuto e di cui si era innamorata. Annota di essere in preda a un vero e proprio blocco psicologico dovuto alle violenze subite.
Secondo i genitori, che non hanno alcun dubbio sulla calligrafia della figlia e sull'autenticità del diario, tra gli stupri patiti e il suicidio ci sarebbe un nesso di causa-effetto. Per questo motivo hanno dato incarico al loro legale, l'avvocato Angelo di Silvio, di presentare un esposto alla procura della Repubblica di Tivoli, nella cui circoscrizione ricade Rignano Flaminio. Proprio a Tivoli, infatti, è stata incardinata l'inchiesta, in quanto la prima violenza sarebbe avvenuto appunto a Rignano Flaminio.
Nella denuncia, depositata una settimana fa, tra l'altro, sono state indicate alcune circostanze concomitanti con quanto scritto dalla ragazza. In particolare, nella tarda serata del 17 gennaio 2006, non vedendola rincasare a notte fonda, i genitori avevano dato l'allarme ai carabinieri. Il fatto è stato verbalizzato. La madre, inoltre, ricorda che la figlia tornò a casa con il maglione rotto e pallidissima. Alle sue domande rispose solo di essersi sentita male. Secondo l'avvocato Di Silvio sarebbe essenziale per l'inchiesta che venisse individuato colui o coloro che sono in possesso del diario della ragazza.
(la Repubblica - Roma, 17 aprile 2010)