Contrariamente a ciò che il Potere vorrebbe farci credere, non viviamo in un mondo liberista, né i governi organici al Sistema, di destra o di sinistra, si stanno adoperando per diminuire la presenza dello Stato nel regolamentare la vita dei cittadini. In realtà c'è un interventismo statale molto forte, pressante e in continua crescita – il fatto è che questo interventismo si muove a continua tutela delle classi privilegiate (si pensi ai soldi spesi per "salvare le banche" durante la crisi – una frazione di quei soldi basterebbe a risolvere crisi ecologiche o sfamare i poveri del mondo, ma per loro non c'è mai urgenza o necessità di azione).
La democrazia rappresentativa è stata svuotata dei suoi contenuti tramite il controllo dei partiti sulle istituzioni; a questo punto, il consociativismo fra partiti e soggetti forti (multinazionali, sindacati, banche, grandi capitali) ha fatto il resto, ricreando una società che punta a ritornare a un modello precedente a quello della Rivoluzione Francese, in cui il "popolo" o i "cittadini" costituiscono un nuovo Quarto Stato totalmente soggetto ai capricci e alle necessità del Sistema di autoconservarsi e dei Potenti di mantenerne il controllo.
Qui non si tratta più di un problema di destra o sinistra: il Capitalismo Consumista, come nota brillantemente il filosofo sloveno Slavoj Zizek, è riuscito a porsi in termini post-ideologici nonostante il fatto che sia una ideologia fortissima. In questo modo, esso si rappresenta come qualcosa di naturale e inevitabile, costringendo tutti gli attori politici, consapevolmente o meno, a elaborare soluzioni ai suoi problemi sempre lavorando dall'interno di esso; mentre abbiamo un disperato bisogno di uno sguardo da fuori, di una alternativa. Non ci sono motivi per cui uno strenuo difensore dell'ultraliberismo liberale e libertario debba disperarsi meno, per il modo in cui è governata e strutturata l'umanità, di un radicale di sinistra. Perché questo non è un mondo liberista, ma un mondo piagato da monopoli, lobby, patti di potere, in cui protezionismo e concorrenza sleale dominano ovunque, sempre per favorire i "soliti noti".
La differenza fra il pensatore progressista di sinistra e il pensatore liberale di destra, in questo senso, non è sui diritti fondamentali dell'uomo, ma sul modo di creare una alternativa. Il pensatore progressista di sinistra vuole cambiare la forma di controllo dello Stato sul Sistema (e non sui cittadini – perché lo Stato dovrebbero essere i cittadini – e qui sta la differenza fra la sinistra progressista, anche radicale, e la sinistra totalitaria); il pensatore liberale di destra vuole smantellare il più possibile il controllo dello Stato sul Sistema (tranne dove sia necessario per garantire i diritti fondamentali che precedono naturalmente, nel senso filosofico del termine, le libertà individuali).
Non ci vuole molto a capire che un mondo sinceramente liberista di destra, espresso in questi termini, sarebbe di gran lunga preferibile alla situazione attuale. E le mie posizioni socialiste radicali dovrebbero mettermi al di sopra di ogni sospetto quando faccio questa affermazione.
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